Niente toni urlati e promesse di guerre in quella che è la prima storica telefonata tra Donald Trump e Xi Jinping. Il presidente USA ha chiamato l’omologo cinese e ha confermato la politica del colosso asiatico, in barba agli annunci urlati fin dalla campagna elettorale. Su richiesta di Pechino, come riferito in una nota della Casa Bianca, Trump ha “concordato di onorare la politica di ‘una sola Cina’“, allentando così la tensione tra i due paesi, particolarmente alta nelle ultime settimane dopo la chiamata alla presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen. Il colloquio è stato lungo, chiarisce ancora Washington e i due leader “hanno discusso molti temi” in una conversazione “estremamente cordiale” conclusa con “i migliori auguri ai popoli dei due Paesi”.
La notizia è molto importante e non solo per la politica americana o cinese. I rapporti tra i due colossi erano vicinissimi a una rottura non solo diplomatica ma anche militare dopo che due aerei militari, uno cinese e uno americano, sono stati a un passo dallo scontro durante un volo al largo delle isole Sarborough, tra la Cina e le Filippine, in un’aerea già sotto osservazione da parte dell’amministrazione Trump che vorrebbe limitare il potere (economico, commerciale e militare) di Pechino nel mar cinese meridionale.
La tensione era ai massimi livelli da quando Trump aveva telefonato alla presidente di Taiwan per fare i complimenti per la sua elezione in un gesto mai avvenuto negli ultimi decenni e che aveva infranto proprio la politica di “una sola Cina”, basata sull’accordo del 1992, in cui anche Taiwan riconosce l’esistenza di “una sola Cina”, cancellando, a livello ufficiale, ogni tentativo di indipendenza. Con la sua telefonata, il tycoon aveva rotto un rapporto che dura da 40 anni, per cui gli USA non hanno mai interferito nei piani cinesi e non hanno avuto rapporti diplomatici con Taiwan dal 1979.
Non solo nessun presidente prima di lui aveva parlato direttamente con un leader dell’isola, ma Trump era arrivato a dire che non avrebbe riconosciuto la politica di “una sola Cina” finché non avrebbe visto progressi sul fronte dei cambi e delle politiche commerciali cinesi.
A questo, si aggiungono le dichiarazioni fatte fin dalla campagna elettorale, grazie a cui il tycoon ha fatto presa sulla classe media americana impoverita dalla crisi, addossando la colpa alle politiche commerciali di Pechino. Dopo aver ripetuto per mesi che il nemico era la Cina, ora, dalla Casa Bianca il neo presidente ha fatto marcia indietro.
I toni sono molto cambiati. La nota ufficiale di Pechino sottolinea che Trump ha “pienamente compreso la grande importanza per il governo degli Stati Uniti di rispettare la politica di una sola Cina”, e che i due leader hanno concordato sulla “necessità e l’urgenza di rafforzare la cooperazione tra la Cina e gli Stati Uniti”.
La telefonata, come fa notare tutta la stampa USA, ha una tempistica molto significativa visto che arriva a ridosso della visita di tre giorni del premier giapponese Shinzo Abe, iniziata qualche ora dopo, e che, scrive il New York Times, “sarà attentamente monitorata dalla Cina”.
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