La Corte Suprema degli USA sarebbe pronta a dar ragione a Lorie Smith e al suo diritto di poter rifiutare clienti Lgbtq perché contro l’ideologia in cui crede.
Lorie Smith, una web designer statunitense, ritiene che realizzare siti web per matrimoni dello stesso sesso equivale a promuovere un’ideologia a cui è contraria. La donna è stata accusata di discriminazione da parte degli attivisti. La sentenza che ci sarà a giugno, da parte della Corte Suprema, sembra però che protenda a favore di Lorie Smith e del suo diritto di rifiutare clienti Lgbtq.
In America in queste ore si parla moltissimo del difficile caso di Lorie Smith, che riporta il dibattito sui matrimoni gay, sulla fede religiosa, e su alcune leggi americane, in particolare sul Primo emendamento della Costituzione Americana che serve a tutelare il diritto di espressione di tutti, consentendo di rifiutare un servizio artistico in qualsiasi momento.
Ieri, 05 dicembre 2022, presso la Corte Suprema si è discussa la causa avanzata da Lorie Smith, una web designer americana residente nello stato del Colorado. La donna vorrebbe vendere i suoi siti per matrimoni insieme ad una compagnia denominata 303 Creative.
Lorie Smith, però è una fedele evangelica e ha scelto di non voler offrire il suo servizio di realizzazione per siti per matrimoni agli omosessuali, perché secondo le sue credenze le nozze possono avvenire unicamente tra un uomo e una donna.
La donna ha perciò dichiarato di non voler disegnare siti web destinati alle unioni gay perché in questo modo andrebbe a prestare le sue abilità artistiche verso la promozione di una visione in cui lei non crede e non condivide.
Ha perciò scelto, prima di avviare il suo business, di avviare una causa preventiva al suo Stato, avendo il supporto dell’organizzazione conservatrice chiamata Alliance Defending Freedom, per contestare la legge locale, in Colorando, che vieta la discriminazione dei clienti in base alla religione, al sesso o alla razza.
Lorie Smith ritiene che la sua attività di web designer equivale a un’attività artistica ed è perciò una forma di espressione che viene protetta dal Primo emendamento della Costituzione Americana. Ciò vuol dire che il Governo non può obbligarla a mettere tale servizio a disposizione di tutti, anche quando non ne condivide le posizioni.
La corte di grado inferiore ha rifiutato le richieste della donna, dandole torto. Quindi la web designer ha scelto di presentare il suo caso direttamente alla Corte Suprema.
Questo genere di casi non è la prima volta che si manifestano negli Stati Uniti, già 4 anni fa la Corte Suprema si era trovata a discutere un caso simile. In questo caso un pasticcere del Colorado, il suo nome Jack Philips, si era rifiutato di realizzare una torta per un evento in particolare, anche questa volta era un matrimonio gay.
Il pasticcere aiutato da Alliance Defending Freedom invocò il Primo emendamento per affermare il suo diritto di poter non prestare le sue opere a favore di posizioni che non condivide.
In questa occasione il tribunale aveva dato ragione al pasticcere riconoscendo che c’era un atteggiamento discriminatorio verso Philips e verso la sua religione da parte del Colorado Civil Right Commision che aveva intenzione di obbligarlo a vendere i suoi prodotti a tutti i clienti.
La questione rimane molto controversa perché secondo quanto dichiarato dai legali del Colorado e del Governo federale, Brian Fletcher e Eric Olson, se passasse l’interpretazione del Primo emendamento così come è stata presentata dalla Smith ogni business potrebbe rifiutarsi di servire o vendere prodotti ad una categoria di persone ben precisa che siano disabili, ebrei, o gay ecc..
La Corte Suprema è però per la maggioranza conservatrice, infatti sei giudici sarebbero pronti a dar ragione alla web designer. E questo fa nettamente pensare che propenderà per appoggiare la Smith. La sentenza ci sarà a giugno.
Il tutto si sta svolgendo in un momento davvero particolare per lo stato, perché è proprio in queste settimane che si sta approvando la legge bipartisan con il fine di riaffermare la legalità tra i matrimoni omossessuali. Non ci resta che attendere la sentenza.
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