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Usa: il Dipartimento di Giustizia stringe il cerchio su Trump

Negli USA la Procura accelera le indagini sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. La barriera si stringe su Donald Trump.

Donald Trump – Nanopress.it

Come segno di escalation nelle indagini su Trump, il Dipartimento di Giustizia USA ha convocato 40 suoi collaboratori a testimoniare in una sola settimana. Si cercano informazioni sul coinvolgimento dell’ex presidente e della sua cerchia più stretta nell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

Come segno di escalation nelle indagini su Trump, il Dipartimento di Giustizia USA ha convocato 40 suoi collaboratori

Inoltre, i telefoni di due consiglieri, Boris Epshteyn e Mike Roman, sono stati sequestrati in cerca di prove, secondo a un’informazione del New York Times. Questa indagine è parallela a quella condotta per i documenti segreti e riservati trovati dall’FBI nella residenza del magnate a Mar-A-Lago, in Florida, in un’operazione l’8 agosto.

Le nuove citazioni cercano di chiarire la gestione di Trump per alterare il risultato elettorale che ha dato a Joe Biden la vittoria alle elezioni del 2020 negli stati più contesi e che sono stati cruciali nella vittoria democratica. Quello che i sostenitori di Trump cercavano il 6 gennaio era proprio di interrompere violentemente la sessione del Senato chiamata a certificare i voti elettorali in modo da costringere il vicepresidente Mike Pence a ricontare.

Da quando le bufale sul furto di voti hanno iniziato a diffondersi, 62 cause sono state intentate nei tribunali di tutto il paese. Di questi, 61 sono stati da allora licenziati. Il numero 62 è stato accettato, ma il riconteggio non ha influito sul risultato. Il Dipartimento di Giustizia cerca anche informazioni con i nuovi mandati di comparizione sulle attività del comitato di azione politica di Save America, con il quale l’ex presidente ha raccolto fondi per sostenere la sua crociata dopo aver lasciato l’incarico.

Anche i membri della commissione congressuale che indaga sull’attentato a Capitol Hill stanno cercando di tirare fuori le informazioni con l’obiettivo di combattere una frode che non sono mai stati in grado di provare. Si tratta di sapere se in quella ricerca di fondi hanno infranto qualche legge.Tra i consiglieri citati vi sono alcune vecchie conoscenze dei seguaci del complotto del 6 gennaio, che si è dipanato nelle sedute del suddetto comitato.

Anche i membri della commissione congressuale che indaga sull’attentato a Capitol Hill stanno cercando di tirare fuori le informazioni

Sono iniziate all’inizio di giugno e si sono interrotte ad agosto (sono previste nuove udienze, ma finora non sono state convocate). Il più importante forse è Dan Scavino, che ha fatto il caddy per Trump, forse l’appassionato di golf più famoso del mondo. Nella sua amministrazione, ha servito come direttore dei social media e della comunicazione digitale per la Casa Bianca, nonostante fosse completamente privo di esperienza in quel lavoro.

Assalto a Capitol Hill – Nanopress.it

Scavino è stato durante il suo mandato una delle persone più fedeli all’ex presidente, che sembra apprezzare quella virtù, finché è cieco, al di sopra del resto, ed è rimasto tale dopo aver lasciato l’incarico. Trump era a Washington lunedì per ragioni non del tutto chiare. È la seconda volta che visita la città da quando ha lasciato la Casa Bianca nel gennaio dello scorso anno.

Nel luglio di quest’anno, ha partecipato a una riunione dei leader del Partito Repubblicano, in cui ha pronunciato un discorso in cui ha abbandonato ancora una volta la sua intenzione di candidarsi alle elezioni del 2024. Il viaggio di questa settimana ha scatenato un’ondata di speculazioni. Trump ha spiegato sul suo social network Truth che il motivo era “lavoro”.

Sul Dipartimento di Giustizia USA, e sul procuratore generale, Merrick Garland, pesa l’incognita se nelle indagini aperte contro il tycoon intendano rispettare o meno la “regola dei 60 giorni”, secondo la quale in quel lasso di tempo sarebbe conveniente fermarli fino alla fine delle elezioni legislative del 9 novembre.

Quella regola non scritta sconsiglia di agire contro i politici coinvolti in elezioni in corso. Trump non compare nella nomina di medio termine, ma la sua ascesa sul Partito Repubblicano è tale che i suoi guai con la legge rischiano di influenzare i risultati alle urne della formazione conservatrice.

Paolo Battisti

Giornalista Pubblicista dal 2013. Amo la storia e mi occupo di politica estera

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