Le elezioni Usa del 3 novembre sono al centro degli interessi di Russia e Iran. Il direttore dell’Intelligence John Ratcliffe avrebbe infatti rilevato interferenze da parte di Mosca e Teheran. Le accuse sono pesantissime, soprattutto quelle a Teheran che avrebbe inviato delle mail, firmate dal gruppo di estrema destra Proud Boys, agli elettori democratici: “Vota per Trump all’Election Day o ti verremo a prendere”, hanno minacciato.
Alla conferenza stampa, convocata a sorpresa e durata dolo pochi minuti, insieme a Ratcliffe era presente anche il direttore del Federal Bureau of Investigation (FBI), Chris Wray. “I due Paesi hanno ottenuto informazioni prese dalle liste di registrazione elettorali“, ha dichiarato il numero uno dell’Intelligence, sottolineando anche che “questi dati possono essere usati da attori stranieri per inviare false informazioni, con l’obiettivo di creare confusione, generare caos e minare la fiducia nella democrazia americana“.
Queste mail intimidatorie, sottolinea l’Intelligence, non sarebbero frutto di uno “scherzo”, prodotte artigianalmente da qualche hacker, ma il lavoro di un sistema più strutturato. Cnn riporta che nonostante il mittente fossero i Proud Boys, le mail sono state inviate dagli Stati Uniti. Da qui le accuse a Teheran. Inoltre, i messaggi non sono stati inviati a tappeto, ma sarebbero stati indirizzati in particolare ai votanti decisivi: quelli degli Stati ancora in bilico, tra i quali Florida e Pennsylvania.
Le mail sarebbero, secondo le dichiarazioni di John Ratcliffe, un modo per “intimidire gli elettori, incitare rivolte sociali e danneggiare il presidente Trump”. Alcuni messaggi infatti suggerivano agli elettori possibili frodi nel voto. Dalla Russia, ha sottolineato Ratcliffe, non sono giunte minacce, Mosca però avrebbe comunque avuto accesso alle informazioni sui dati degli elettori, prefigurando uno scenario simile a quello delle elezioni del 2016 che già vedevano protagonista l’attuale presidente Donald Trump.
Dal Cremlino non è tardata ad arrivare una risposta. Mosca infatti ha definito gli addebiti “come assolutamente infondati”. “Possiamo commentare la cosa con rammarico. Le accuse si riversano ogni giorno, sono tutte assolutamente infondate, non si basano su nulla. Piuttosto, si tratta di un tributo ai processi politici interni associati alle prossime elezioni“, ha detto il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov.
L’ex presidente Barack Obama non le ha mandate a dire all’attuale amministrazione, nonostante la consuetudine statunitense sia quella di non sbilanciarsi sui successori alla Casa Bianca. “La nostra reputazione nel mondo è a pezzi. Donald Trump è incapace di prendere seriamente l’incarico, la sua presidenza è come un reality show. Non ha mostrato interesse verso nessuno se non se stesso“, ha dichiarato Obama
Continuando nella sua invettiva ha poi citato Savannah Guthrie, la moderatrice che ha durante l’ultimo town hall si è scontrata proprio con il presidente in carica Trump: “Ma ci pensate? Questo è il presidente degli Stati Uniti. Non è un comportamento normale, se non forse quello di uno zio pazzo”, ha detto Obama.
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