Finti brogli elettorali alle presidenziali Usa 2020. Murdoch ha ammesso in tribunale l’endorsement, da parte di alcuni conduttori di Fox News, della teoria di Trump.
Una società ha intentato una causa miliardaria contro il network di Murdoch per diffamazione.
Ammesso “l’endorsement” di alcuni conduttori
Nuovo capitolo della saga elettorale statunitense del 2020, quella che l’ex presidente Donald Trump, sconfitto nelle urne, ebbe l’audacia di additare come truccata quando invece si svolse nel pieno rispetto delle regole.
Rupert Murdoch, il magnate proprietario della rete televisiva Fox News – da sempre pro repubblicani – ha ammesso che alcuni conduttori e opinionisti del suo canale abbiano sostenuto la bugia dei brogli elettorali che, secondo Trump, furono il motivo della sua sconfitta.
La narrazione delle elezioni rubate è finita in tribunale nel 2021. Dominion Voting Systems, società che fornisce dispositivi per il conteggio dei voti elettronici, ha infatti intentato una causa per diffamazione dal valore di 1.6 miliardi di dollari nei confronti del network Fox. L’obiettivo è di accertare la verità e chiedere la riparazione dei danni d’immagine e di reputazione subiti dall’azienda a causa della finta teoria della frode.
I nomi
Murdoch, nel corso dell’udienza del processo, è stato chiamato a testimoniare e, come si evince dai nuovi documenti di tribunale, ha ammesso sotto giuramento il comportamento dei suoi dipendenti. In particolare, Murdoch ha fatto dei nomi nella sua deposizione. Secondo quest’ultima, la macchina del fango per delegittimare la vittoria del rivale democratico Joe Biden, attuale presidente Usa, sarebbe stata rilanciata da Maria Bartiromo, Lou Dobbs, Sean Hannity and Jeanine Pirro. Tutti giornalisti e conduttori opinionisti di punta di Fox News.
La posizione del network rimane tuttavia invariata. Continua a negare di aver supportato le affermazioni infondate di Trump e respinge le accuse di diffamazione, in quanto le parole dei conduttori sarebbero state interpretate fuori dal loro contesto originario. “Mi sarebbe piaciuto se avessimo denunciato con più forza, col senno di poi”, ha commentato Murdoch al NYT alla domanda sulle finte frodi elettorali riportare in trasmissione in diretta. Il magnate ha poi anche sottolineato come avesse dei dubbi sulla veridicità delle teorie portate avanti da Trump. In precedenza aveva detto che comunque la vicenda è stata “terribile” e ha “danneggiato tutti”.
La strategia difensiva
La strategia difensiva della Fox di Murdoch è quella di sostenere che i commenti degli opinionisti in studio siano protetti e tutelati dal diritto costituzionale della libertà di espressione. I conduttori, secondo l’azienda, avrebbero solamente riportato le accuse mosse da Trump ma non le avrebbero invece mai fatte proprie. Alla BBC il network ha rilasciato una dichiarazione dicendo che la causa intentata contro di loro “ha erroneamente descritto i fatti, selezionando spezzoni di audio omettendo il contesto chiave”.
Per provare la diffamazione l’azienda dovrà dimostrare che Fox presentò come vere delle informazioni false pur sapendo che erano errate. Privatamente, infatti, i conduttori sembra che non abbiano mai creduto che le elezioni potessero veramente essere state truccate per far vincere Biden. In una deposizione Hannity, uno dei conduttori citati da Murdoch, ha detto che “all’intera narrativa spinta da Sidney (Powell, un procuratore che sostenne l’esistenza della frode elettorale, ndr) io non ci ho mai creduto nemmeno per un secondo“. Convinzione diffusa anche tra i vertici di Fox News, malgrado la programmazione televisiva in quel periodo avesse continuato a proporre l’argomento.
Il processo entrerà nel vivo a metà aprile.