L’inflation Réduction Act, piano Usa dei sussidi miliardari alla transazione Green, inizia ad attirare importanti investimenti dai Paesi Ue.
E’ la Germania a prepararsi alla delocalizzazione, in seguito al maxi piano per la transazione Green, ma non solo. Società come Audi, Btw e Siemens Energy e Aurubis hanno già parlato di improntati investimenti in terra americana e ampliamenti delle sedi, mentre si attende una risposta dall’Ue, che tarda certamente ad arrivare:gli Usa si portano avanti e l’Europa si trova a rincorrere.
Si prepara una contromossa in Europa all’Inflaction Reduction Act. Il maxi piano miliardario per la transizione Green voluto dai democratici, la vera – forse unica – vittoria di Joe Biden alla Casa Bianca, comincia ad attirare i grandi gruppi di investitori e le maggiori società europee.
Pare la Germania una delle più intenzionate a portare i propri investimenti in America. Da un recente sondaggio effettuato alla Camera di commercio tedesca, pare che già 1 azienda su 10 si sia detta propensa a spostare l’intera produzione in Usa.
Ma come ha intenzione di rispondere l’Ue? Al momento, anche se non in maniera adeguata, tramite il Green Deal Industrial Plan. Gli Usa dettano ancora una volta le regole del gioco, puntando fortissimo sull’importanza della transizione energetica e sugli obiettivi da raggiungere dal punto di vista ambientale, ma in casa propria. In poche parole, una diffusione delle energie rinnovabili ma senza dipendere da altri Paesi, anzi, portando “i paesi terzi” a investire sul proprio territorio.
E i primi segnali arrivano già ad esempio dal settore fotovoltaico. Gli incentivi in America saranno molto importanti, e basteranno a coprire quasi tutti i costi di produzione. Questo porterà in breve tempo gli States a rappresentare il Paese più conveniente per produrre pannelli solari e impianti. Anche qui, l’Unione Europea sembra in ritardo, e i Paesi membri rischiano di rimanere spiazzati sul mercato.
Tante aziende tedesche hanno già fatto sapere di essere pronte a investire in Us, con un preoccupato Olaf Scholz che in visita a Washington si incontrerà con Biden per discutere anche degli svantaggi che la corsa ai sussidi americani potrebbe portare all’Europa dal punto di vista della produzione e della competitività.
Italia ancora esclusa, come la famosa cena Macron-Scholz-Zelensky, dall’incontro tra i ministri dell’Economia Robert Habeck e Bruno Le Maire, di Francia e Germania, negli Stati Uniti. Il tema dei colloqui erano stati proprio quelli degli investimenti dovuti agli incentivi dell’IRA (Inflaction Reduction Act). A breve è previsto inoltre un altro incontro tra Ursula von der Leyen e Biden, il 10 marzo, su tale argomento.
E dunque al momento, vista una mancanza di alternative valide, i Paesi Ue soprattutto la Germania pensano alla delocalizzazione, o almeno così le società si stanno muovendo.
Audi, Bmw, Schaeffler, e Aurubis hanno già comunicato di avere intenzione di portare massicci investimenti negli Usa, con la Bmw cheterebbe intenzione di investire più di 1,5 miliardi. Anche Audi valuta la delocalizzazione, con i vertici come l’ad Markus Duesmann, che hanno parlato di delocalizzazione come un’ipotesi molto attraente.
“Siamo più propensi a costruire i prossimi stabilimenti in America” dice il fornitore Schaeffler, così come Aurubis che rappresenta il più grande gruppo europeo di rame.
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