Uscirà domani Ti amo come un pazzo, il nuovo album di Mina. Cosa dobbiamo aspettarci? Di tutto praticamente. Ci sarà spazio per canzoni malinconiche, romantiche, a tratti sofferte, ma anche per brani movimentati. Ci sarà il jazz, il rock e ovviamente ci sarà spazio per le ballad. Ci sarà anche posto per qualche imperfezione, di quelle che piacciono al pubblico perché umanizzano chi “sbaglia”. Ma non solo: ecco cosa sappiamo del lavoro.
Di Ti amo come un pazzo si sta parlando da settimane ormai per millemila motivi. Il primo è senza dubbio che è questo il primo album post-pandemia di Mina, arrivato a cinque anni di distanza dal precedente, Maeba, certificato con il disco d’oro (anche se lo stesso anno ne uscì un altro nato per omaggiare a Lucio Battisti, Paradiso, e l’anno successivo un altro ancora con Ivano Fossati, Mina Fossati appunto, entrambi certificato disco di platino). Il secondo è molto banale (ma neanche troppo): ogni volta che Mina fa qualcosa – qualunque cosa – il pubblico attende di capire cosa sarà come si aspetta la tredicesima ogni anno. Il terzo è che l’album contiene anche una collaborazione con Blanco, attesissima per altri millemila motivi (tra cui il fatto che arrivi a un paio di mesi di distanza da Sanremo, la distruzione del palco dell’Ariston e gli annessi problemi dell’artista, legali e non). Detto ciò, cosa dobbiamo aspettarci da Ti amo come un pazzo? Ecco la verità.
Ti amo come un pazzo: questo è il titolo del nuovo album di Mina. Un titolo al maschile, sì, ma è una licenza che lei si può permettere eccome (del resto, lei si può permettere davvero di tutto letteralmente). Oppure forse significa Ti amo come (fossi) un pazzo? Chi può dirlo. Ma non chiedeteci che numero sia esattamente: dovrebbe e potrebbe essere il 73esimo, ma dovremmo considerare i tre in studio, le 40 raccolte, quelli pubblicati all’estero. Allora non contiamoli, che tanto dopo più di 60 anni di carriera che cambia qualche album in più oppure in meno?
Quello che ci interessa è che la Tigre di Cremona – così veniva chiamata negli anni ’60, ai tempi de Il Cielo in una stanza, Tintarella di luna, dei musicarelli (che gli adolescenti di oggi non avranno neanche mai sentito nominare verosimilmente) – è tornata finalmente. Avete mai sentito in Italia una voce più bella della sua (al netto delle attualissime Giorgia ed Elisa)? Probabilmente no. Intensa, profonda, a tratti graffiante, non ha mai perso il suo charme, la sua eleganza, la sua raffinatezza. Non lo ha fatto fino alla fine degli anni ’70, quando annunciò il suo (primissimo) ritiro dalle scene, rivelatosi poi, di fatto, fake, siccome negli anni successivi l’abbiamo vista eccome, e non lo fa neanche oggi, che possiamo sentirla ma non vederla.
Del resto, che te ne fai della scenografia quando c’è la sostanza, quella vera? Ebbene è proprio questo il concetto di fondo che dovrebbe essere traslato oggi a tutti i contesti esistenti al mondo: quando l’apparenza sovrasta l’essenza significa che c’è qualcosa che no va. Chi ha bisogno di un corpo di ballo eccessivamente appariscente, di un palco allestito ad hoc, di un direttore artistico navigato per potersi distinguere e poter creare una performance, una vera, forse non conosce il vero significato della parola arte, non sa cosa vuol dire comunicare, ma farlo davvero, arrivare al pubblico per quello che si trasmette e basta. Una voca, un’emozione, una storia già di per sé basta per creare un’artista, non serve altro. Mina ne è la prova tangibile: non possiamo più vederla, ma possiamo sentirla, in tutti i sensi.
E continueremo a farlo ancora e ancora. Potremo farlo, per adesso, soprattutto grazie al suo nuovo album, Ti amo come un pazzo.
Chi ha già sentito Ti amo come un pazzo, l’ultimo album di Mina che, di fatto, uscirà domani, il 21 aprile, ha notato già qualcosa: sembra quasi che questa volta, a differenza di com’è sempre stato, l’artista abbia deciso di concedersi qualche errore in più. Va bene anche sbagliare ogni tanto, questo ormai lo ha capito, perché essere imperfetti è il senso della vita. Sì, proprio così, perché è quello che umanizza anche icone come lei, che la rende quasi più vicina all’ascoltatore, la rende “alla portata di tutti” in un certo senso. E allora evviva le note stonate (per quanto Mina non stonerà mai davvero, al massimo sarà leggermente imprecisa, lo sappiamo tutti), evviva qualche graffio in più nella voce, evviva qualche indecisione.
Cosa dobbiamo aspettarci dall’album? Di tutto. Sì, perché l’intento di Mina è far convivere e coesistere pacificamente atmosfere molto diverse tra loro: e allora sì alle canzoni a tratti drammatiche, ma anche a pezzi ironici, sì alle ballad ma anche a canzoni rock. Ci sarà di tutto e di più in questo album, nato per diventare di diritto una racconta d’amore per immagini musicali, tra canzoni leggermente jazzate, sempre elegantissime, ma al contempo contenenti quel tocco di anticonformismo che ha sempre divertito e fatto innamorare il pubblico.
Cosa conterrà, almeno in parte, già lo sappiamo: ci sarà il brano che sarà inserito nella colonna sonora del nuovo film di Ferzan Ozpetek, in uscita a Natale 2023, così come anche le cover di Tutto quello che un uomo di Sergio Cammariere e Don Salvato di Enzo Avitabile, contenuta in Napoletana, l’album del 2009, che equivale a dire che la cantante canterà in lingua partenopea.
Ma non solo, perché sarà presente anche il tanto discusso singolo nato in collaborazione con Blanco, Un briciolo di allegria (di cui abbiamo parlato qui), che segue anche l’uscita dell’album di quest’ultimo, Innamorato, che in soli sei giorni è diventato il più ascoltato al mondo su Spotify e che è già un successone immenso (Sanremo-gate a parte, tanto il giovanissimo cantante è riuscito a soffiare sul polverone e a spazzare via le critiche già adesso nell’arco di pochissimi mesi).
Per il resto, non vi (e ci) resta che attendere domani, per ascoltarlo: di sicuro ne varrà la pena.
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