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Le elezioni europee 2014 hanno riportato in prima pagina il problema del fronte anti-euro. I partiti che hanno fatto dell’euroscetticismo la propria bandiera hanno ottenuto un successo solo in parte atteso. Sull’Unione Europea torna quindi a soffiare il vento contrario alla moneta unica e le politiche di austerità. L’avanzare dell’estrema destra e dei cantori della demagogia anti-europea rischia di mettere in ginocchio il concetto di ‘nazione unica europea’, e di sicuro modificherà le politiche economiche dei prossimi mesi. Anche in Italia da anni si discute sull’opportunità di uscire dall’euro e tornare alla moneta sovrana. Quali sarebbero i pro e i contro di una decisione di questo tipo?
Interrogarsi sull’opportunità di uscire dall’euro è legittimo, ma è anche importante non farsi prendere dall’entusiasmo e ragionare con la pancia più che con il cervello. Le voci politiche contrarie alla moneta unica non sono poche, e bisogna chiarire che la nostalgia da vecchio conio è trasversale e utilizzata soprattutto a fini elettorali. In Italia gli strali contro l’euro provengono sia dalla destra più moderata sia dalla Lega Nord, ma è il Movimento 5 Stelle che si è fatto paladino del ritorno alla Lira. M5S uscito con le ossa rotte dalle elezioni europee. Pericolo scampato? Ovvio che no, perché nel resto d’Europa l’euroscetticismo è più vivo che mai.
Chi vuole uscire dall’euro?
A fotografare lo stato delle cose ci ha pensato un sondaggio realizzato qualche mese fa (quindi ben prima delle elezioni) da Ipsos Mori, che ha preso in considerazione 10 stati della UE: il 68% dei cittadini europei avrebbe bocciato la moneta unica e le politiche di Bruxelles. Il malcontento più forte si aveva proprio in Italia (77%), Francia e Spagna (76%), ma era alto anche in Germania (61%), che pure ha evitato gli effetti della crisi e in qualche modo condiziona le scelte di tutta l’Unione. Il successo di Front National in Francia e Ukip in Gran Bretagna ha confermato i dati del sondaggio.
Data la premessa, viene quindi da chiedersi se sia davvero cosa fattibile il ritorno alla Lira e, soprattutto, quali sarebbero gli eventuali pro e contro su un’economia nazionale già tanto provata da crisi, tasse e perdita di competitività. Abbandonare il progetto euro è davvero la strada verso la salvezza, come profetizzato da alcuni, oppure porterebbe l’Italia al disastro definitivo? Qualche tempo fa il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che rispecchia quindi l’opinione di quelle aziende che dovrebbero trainare la ripresa della nostra economia, ha detto con decisione che “E’ folle chi pensa di poter fare a meno dell’euro. L’uscita dall’euro per l’Italia potrebbe rappresentare un calo del Pil del 30%“.
Non deve essere quindi in discussione il ruolo della moneta unica, quindi, ma semmai le politiche restrittive portate avanti dalla Banca Centrale e dai governi dei singoli Stati negli ultimi anni. Il tutto al fine di rimettere in marcia l’economia e trovare un più giusto equilibrio fra rigore e sviluppo: ovvero proprio quello che, secondo i detrattori dell’euro, riuscirebbe a realizzare l’uscita dell’Italia dal circuito moneta unica. E’ davvero così?
I vantaggi della Lira
Quali sono i reali vantaggi di un’uscita dall’euro? Al di là delle promesse e delle facili profezie, il primo vantaggio più evidente è la possibilità di gestire in autonomia la propria moneta. Questo significa essenzialmente possibilità di svalutare la Lira a seconda delle necessità di mercato e finanza, operazione molto comune prima dell’euro. La svalutazione (in parte naturale in parte provocata) darebbe nuovo slancio alle esportazioni, comparto molto colpito dalla crisi negli ultimi anni, i cui costi crollerebbero a tutto beneficio delle aziende nostrane.
Un altro settore che potrebbe trarne giovamento è quello del turismo, visto che la Lira porterebbe l’Italia a trasformarsi come per magia in un Paese molto economico per gli stranieri. Sulla carta questo dovrebbe portare a un deciso aumento degli arrivi dall’estero. Tutto oro quel che luccica? No di certo, perché secondo le stime degli economisti le famiglie italiane rischierebbero di ritrovarsi più povere fino al 40% rispetto agli altri cittadini europei, con un crollo dei consumi interni e del potere d’acquisto dei consumatori. Merito ma anche colpa della debolezza della nostra moneta nei confronti dell’euro (se dovesse essere ancora in corso) o delle altre monete sovrane.
Uscire dall’euro: gli svantaggi
I vantaggi, essenzialmente, finiscono qui. Il resto è riassunto nel rischio di default immediato del sistema Italia, il vero grande svantaggio dell’uscita dall’euro. Come detto, lo scenario più probabile a detta degli esperti è decisamente fosco: il prodotto interno lordo crollerebbe, per effetto congiunto dell’aumento dei costi per le aziende e per i consumatori. L’Italia è una nazione che, per molte necessità quotidiane, dipende dall’estero, e il costo di tutti questi prodotti (si veda l’energia) diventerebbe insostenibile nel medio e lungo periodo.
Quello italiano si ritroverebbe così ad essere un popolo di indebitati (ancora più di quanto non sia già), sia a livello micro che macro. I singoli contribuenti e lo Stato inteso come entità unitaria sarebbero sulla stessa precaria barca, finendo per pagare il prezzo salato di una scelta avventata: i primi con l’aumento dei tassi per i mutui e i prestiti e il secondo con l’aumento spropositato del debito pubblico relativo rialzo dei tassi di interesse su debito e prestiti bancari.
Mettendo insieme le informazioni, il quadro generale non è certo dei più rosei: se l’economia interna non riprende vigore e gli investitori stranieri non hanno fiducia nella tenuta del Paese, lo spread è destinato a non scendere mai sotto una certa soglia di guardia. Servono politiche di crescita e investimenti concreti per evitare il default. Ma anche se l’Italia dovesse decidere in un futuro (cosa che pare francamente difficile) di uscire dall’euro, la prospettiva più concreta sarebbe un deficit galoppante e concreta possibilità di bancarotta immediata. Sembra una gabbia da cui è difficile fuggire, ma non bisogna dimenticare che l’euro tanto vituperato, in questi anni, ci ha difeso dal crollo dando respiro alle casse dello Stato nei momenti di difficoltà e accorrendo in aiuto delle banche e dei governi. Quale sarebbe il paracadute in caso di uscita dall’euro?
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