Il dibattito sul ddl Cirinnà e il riconoscimento delle unioni civili gay, sta portando alla ribalta il tema dell’utero in affitto in Italia. La surrogazione di maternità, come è correttamente definita in ambito medico, è oggetto di dibattito nonostante il testo non ne parli. Dal centrodestra e da ambienti cattolici del PD si è alzato il grido di battaglia, arrivando a proporre una modifica choc alla legge 40, che regola la fecondazione assistita in Italia. Un gruppo di senatori di Area Popolare e Forza Italia, tra cui Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella, Lucio Malan e Maurizio Gasparri, hanno deciso di chiedere che l’utero in affitto diventi reato universale e che i genitori di bambini nati all’estero con la surrogazione di maternità vengano perseguiti dalla legge. Al di là delle polemiche, cerchiamo di fare chiarezza e di capire se l’utero in affitto diventerà legale in Italia.
In Italia, secondo la legge 40/2004, l’utero in affitto è espressamente vietato. Lo dice la norma e lo ha ribadito a novembre 2014 una sentenza della Corte di Cassazione civile. Ci sono però dei “ma”.
La legge 40 è stata la più bersagliata dalla Corte Costituzionale che, a colpi di sentenze, ha smontato alcuni cardini della fecondazione assistita e ha aperto alla fecondazione eterologa. Non solo.
A inizio 2015, la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato e multato l’Italia per aver violato il diritto di una coppia sposata di riconoscere come proprio figlio il bambino nato in Russia con l’utero in affitto, e in seguito sottratto ai genitori. Nel corso degli ultimi anni ci sono stati diversi casi di riconoscimento di bambini nati all’estero con l’utero in affitto: il Tribunale di Milano ha accolto la richiesta di una coppia eterosessuale per i loro gemelli nati in Ucraina con la surrogazione di maternità, mentre un anno prima era stato il Tribunale di Bologna a dare una sentenza simile nel caso di un’altra coppia. “Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare senza ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto”, scrivevano i giudici bolognesi.
Il Parlamento italiano dovrebbe quindi legiferare sull’utero in affitto guardando a queste sentenze. Invece, da nessuna parte politica è arrivata alcuna apertura per la surrogazione di maternità. La legge attuale rimane la 40/2004 che vieta di praticare la maternità surrogata su tutto il territorio italiano (pena la reclusione da tre mesi a due anni e multa da 600.000 a un milione di euro).
Come ribadito in più occasioni, il ddl Cirinnà non rende legale l’utero in affitto: semplicemente, estende un diritto, già garantito ai genitori eterosessuali, anche alle coppie gay. La proposta di Area Popolare si scontrerebbe con il principio della territorialità del reato: un delitto può essere punito solo se commesso su suolo nazionale, non all’estero. Gli unici reati che esulano da questo principio sono quelli di strage e genocidio. Se passasse la proposta dei senatori, si andrebbe a equiparare la nascita di un bambino da madre surrogata a delitti aberranti, perseguiti perché reati contro l’umanità. Sembra davvero troppo.
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