L’immunità di gregge, o immunità di gruppo, conosciuta anche con i termini ‘herd immunity‘ è il principio secondo il quale un’alta percentuale di vaccinati impedisce a un virus di circolare e tornare epidemico. Si tratta quindi di una protezione indiretta che si estende alla popolazione quando la vaccinazione si effettua su una parte numericamente significativa della comunità (di solito si parla di una percentuale attorno al 95%). In tal modo l’immunità di gregge, in teoria, fornisce una tutela anche a chi non ha sviluppato direttamente l’immunità.
Cos’è l’immunità di gregge
Come sappiamo, nelle malattie infettive che si diffondono trasmettendosi da individuo a individuo, la catena dell’infezione può essere interrotta quando un gran numero di appartenenti alla popolazione sono immuni o meno suscettibili alla malattia. Se la percentuale di individui resistenti è elevata, diminuisce la probabilità che un individuo suscettibile venga contagiato, riducendo in tal modo il rischio complessivo nel gruppo. Ma occorre chiarire che questo non significa che la malattia è stata debellata o sconfitta.
Perché l’immunità di gregge è importante
Con l’immunità di gregge in teoria si assicura protezione anche gli individui non vaccinati, non vaccinabili e quelli che non hanno sviluppato l’immunità totale a seguito della vaccinazione. Perché l’immunità di gregge è importante? Perché si impediscono epidemie e si protegge anche chi è impossibilitato ad essere vaccinato: parliamo ad esempio dei soggetti più deboli, i neonati, i pazienti immunodepressi, chi ha subito un trapianto, i sieropositivi o i pazienti che stanno effettuando cicli di chemioterapia.
Come funziona l’immunità di gregge
Ecco un’animazione chiara che mostra come funziona l’immunità di gregge:
Come è facile intuire guardando l’animazione in questa GIF, se le persone vaccinate sono troppo poche, virus e batteri hanno tutta la libertà di diffondersi molto velocemente (punti in rosso). Se le persone vaccinate sono la metà della popolazione, mediamente le epidemie possono essere controllate ma non è assicurata la protezione per i soggetti più vulnerabili. Se invece le vaccinazioni nella comunità raggiungono un’alta percentuale di copertura (dal 90% in su) batteri e virus hanno molte più difficoltà nel riprodursi e la protezione può essere garantita a un numero sempre maggiore di individui, compresi i pochi non vaccinati.
Dubbi sulla moderna immunità di gregge
Ci sono però molti dubbi sulla teoria dell’herd immunity (immunità di gregge) inizialmente illustrata da A.W. Hedrich nel 1933 in uno studio pubblicato sul “American Journal of Epidemiology” su casi di morbillo venuti alla luce negli Stati Uniti tra il 1900 e il 1931, molti anni prima che il vaccino contro il morbillo venisse creato.
Lo studioso osservò che le epidemie della malattia si verificavano solo quando meno del 68% dei bambini aveva sviluppato un’immunità naturale ad essa. La conclusione a cui si giunse è che se almeno il 68% della popolazione riuscisse a formare autonomamente le proprie difese naturali, non si manifesterebbe nessuna epidemia.
Ma va precisato un dettaglio fondamentale: Hedrich parlava di immunità naturale, quindi, generata dopo il naturale contatto con la patologia, e non data da vaccinazioni.
L’immunità acquisita con la malattia contratta in modo naturale solitamente durava tutta la vita. Ma se l’immunità di gregge naturale può assicurare la protezione di tutta la popolazione, l’immunità di gregge da vaccino è incostante e a breve termine. Per questo esistono le cosiddette ‘dosi di richiamo’.
Il punto è che in molti Paesi, nonostante la vaccinazione massiccia, le malattie esantematiche non hanno perso la loro carica endemica, mentre ci sono zone dove la popolazione non è massicciamente vaccinata eppure non c’è epidemia di virus o batteri.
Insomma pare proprio che le malattie per cui si impone il vaccino abbiano comportamenti e diffusioni diverse a seconda del posto in cui appaiono. La copertura vaccinale non sembra funzionare per tutti i casi. Ne parla uno studio pubblicato su PLoS One e riportato da PubMed, in cui vengono evidenziate le difficoltà incontrate nell’eliminazione del morbillo nella provincia cinese dello Zhejiang, nonostante le vaccinazioni siano state fatte sul 99% della popolazione.
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