Con l’arrivo della stagione fredda, l’allerta sanitaria creata da Covid-19 si fa sempre più pesante. Al centro del dibattito c’è il vaccino antinfluenzale. Il ministero della Salute ha più volte ribadito l’importanza della profilassi per i malanni di stagione, anticipando anche l’inizio della campagna ai primi del mese di ottobre.
Il problema quest’anno però non risiede solo nell’adesione: in Lombardia, per esempio, l’anno scorso la copertura era stata poco al di sotto del 50% della popolazione, il che vuol dire che – pur tenendo conto di un +80% di dosi vaccinali acquistate rispetto all’anno precedente – non si riuscirà a superare la quota “di sicurezza” di popolazione vaccinata, soprattutto per la regione con l’esposizione a Covid-19, per casistica e rischio futuro, più alta del Paese.
Il sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, ha dichiarato di non sentirsi tutelato in quanto cittadino dall’operato dell’assessore al Welfare, Giulio Gallera. Questi aveva ribattuto accusando il primo cittadino milanese di fare solo “campagna elettorale”.
Adesso però nello sconto va ad aggiungersi la voce del presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che, a margine di un evento, assicura la copertura per la profilassi antinfluenzale. Peccato però che, conti alla mano, le dosi di vaccino non ci siano.
Per il momento, la Lombardia ha in magazzino un milione e 868 mila vaccini per adulti e 430 mila per bambini. I soli over 60 che dovrebbero vaccinarsi sono quasi 2,2 milioni (il 75% del totale) e a 5 milioni circa ammontano le unità necessarie per le categorie a rischio, senza contare chi vorrebbe acquistarlo nelle farmacie.
L’ultima gara della Regione Lombardia, infatti, non è stata aggiudicata. È stata Aria, l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti, a darne notizia lo scorso 30 settembre: “L’unica offerta pervenuta è risultata inappropriata” per costi e termini di consegna. La gara d’appalto appena saltata è solo l’ultima di una lunga serie, la nona per la precisione: tre non sono state aggiudicate, una sospesa, una non ha ricevuto adesioni.
In quella indetta il 7 settembre la richiesta era per l’approvvigionamento di 1,5 milioni di dosi, al prezzo di 10 euro l’una (il doppio rispetto alle offerte precedenti), per un totale di 15 milioni di euro. L’11 settembre, per invogliare le offerte, Aria aveva ammesso il pagamento anticipato dei 15 milioni, seguendo una procedura inusuale. Regione Lombardia non è comunque riuscita a portare a casa il vaccino: l’evidenza è che ormai le dosi sul mercato si sono esaurite.
Nel resto d’Italia la situazione non è comunque migliore: se è vero che alcune Regioni non temono l’arrivo di tosse e raffreddore – come la Puglia di Michele Emiliano e la Liguria di Giovanni Toti, dove oggi si inizia a vaccinare, secondo le linee indicate dal ministero della Salute che aveva chiesto di anticipare le somministrazioni – altre, come Lazio e Basilicata, stanno affrontando diverse problematiche.
Il consigliere regionale del Partito democratico, Marcello Pittella chiede infatti al presidente Vito Bardi “di fare chiarezza sulla situazione”. In Lazio invece il Tar ha annullato una ordinanza con la quale il 17 aprile scorso il presidente della Regione Zingaretti imponeva l’obbligo della vaccinazione a over 65 e personale sanitario e socio-sanitario operante in ambito regionale.
I giudici hanno però ritenuto che la normativa emergenziale non ammetta interventi regionali. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’amato, aveva poi proposto la somministrazione nelle farmacie, ma il segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale, Silvestro Scotti, ha ricordato che “c’è una legge dello Stato che impedisce la presenza del medico in farmacia”.
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