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E’ la notizia del secolo: la sperimentazione del vaccino per i tumori sta dando i frutti sperati, ma gli scienziati ci tengono a precisare che prima di poter affermare che l’uomo potrà guarire da ogni tipo di tumore deve passare ancora del tempo. La sperimentazione del vaccino per tumori è stata pubblicata per la prima volta sulla rivista ‘Nature‘ nel 2016, ad opera di un team di scienziati tedeschi. Nel 2018 si è aggiunto lo studio di una equipe americana coadiuvata dal professor Dr. Dale Boger dell’Istituto di ricerca Scripps Research.
Vediamo di cosa si tratta e il parere di alcuni studiosi.
Proprio come un vaccino può addestrare il corpo a combattere i patogeni esterni, questo vaccino prepara il sistema immunitario a inseguire un tumore, nello specifico parliamo di melanoma, e prevenire la sua ricomparsa con recidive.
Il nuovo vaccino anti tumore è stato ottenuto dallo Scripps Research Institute a La Jolla in California. La ricerca è stata pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences. La sperimentazione è stata svolta sui topi con effetti positivi ed è stato usato un vaccino anticancro già esistente con l’aggiunta di una molecola chiamata diprovocim che funziona come adiuvante e serve a indirizzare le cellule del sistema immunitario contro quelle del tumore.
Prima della ricerca americana il vero passo da gigante era stato fatto nel 2016 da un team di scienziati tedeschi che stavano già lavorando per creare un vaccino universale contro il cancro. In fase di sperimentazione stavano già testando per la prima volta sull’uomo la tecnica che istruisce il sistema immunitario ad attaccare i tumori.
Sono state utilizzate nanoparticelle contenenti RNA di un tumore per simulare l’intrusione di un agente patogeno nel sangue e scatenare quindi una risposta autoimmune. Finora gli scienziati avevano avuto difficoltà nel trovare efficaci meccanismi di vaccinazione perché le cellule tumorali sono simili per molti aspetti a quelle normali e quindi il sistema immunitario non le attacca.
I ricercatori dell’università di Magonza sono riusciti a indurre dapprima risposte antitumorali nei topi e ora, in una prima fase sperimentale, anche negli esseri umani, in tre pazienti con melanoma avanzato. Secondo quanto si legge su Nature, questo tentativo “rappresenta probabilmente un passo avanti verso un vaccino contro il cancro universale“.
Un passo avanti che però non significa che il vaccino è già pronto per l’uso. Lo ribadisce Mario Santinami, direttore della struttura Complessa di chirurgia Melanoma e Sarcoma dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano, che sebbene si dichiari ottimista, precisa: ”Teniamo ben presente di cosa stiamo parlando. Cioè di una sperimentazione fatta su due topi e tre pazienti. Da qui a dire che il vaccino funziona il salto è troppo azzardato. Prima di dire che il vaccino c’è aspettiamo la sperimentazione clinica. E per quella ci vorranno almeno due anni, anche perché bisogna avere il tempo di testare la capacità di sopravvivenza dei pazienti”.
Paolo Ascierto, direttore della struttura complessa di oncologia medica e terapie innovative dell’Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli, si dice fiducioso ma avverte che occorre aspettare: ”La ricerca è molto interessante e innovativa, ma anche molto preliminare. Conferma comunque il potenziale dell’immunoterapia contro i tumori”.
Anche Silvio Garattini, scienziato e direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano resta cauto: ”È stato fatto un buon passo avanti, ma non è la soluzione, bisogna capire su quali tipo di tumori agisce, a che stadio, quali cellule reagiranno e quali no. Insomma, è troppo presto per un risultato reale. Ci vorrà ancora parecchio tempo”.
La frenata sul vaccino universale contro i tumori sembra quindi d’obbligo, con uno sguardo ottimista al futuro che però deve tenere conto di tutti gli esiti degli studi e delle sperimentazioni, nel rispetto dei pazienti e delle loro famiglie.
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