Vaccino universale per trattare tutte le varianti di Covid: ecco a che punto sono gli studi in merito a questo farmaco.
Ogni volta che viene identificata una nuova variante, i produttori di vaccini e farmaci mettono in discussione quelli creati in precedenza, al fine di capire se essi funzionino contro un virus in evoluzione, come Omicron, che si è diffuso rapidamente in tutto il mondo in poco più di un mese.
Il Coronavirus è mutato più volte, dal 2019 e, per affrontare le sue varianti, si pensa a un vaccino universale adatto a tutte. Ecco come procedono gli studi in tale direzione.
Un vaccino universale per debellare ogni variante di Covid-19 che si farà avanti nel corso degli anni a causa dell’evoluzione del virus. Questa è l’ipotesi per tenere sotto controllo la situazione pandemica, dopo i risvolti degli ultimi due anni.
Per gli epidemiologi, la pandemia di COVID-19 ha mostrato come un virus possa mutare dal ceppo iniziale e creare nuove varianti, anche più virulente. Un vaccino antinfluenzale dalle caratteristiche universali, efficace contro qualsiasi modifica effettuata dal virus, potrebbe proteggerci da questo pericolo, anche se la ricerca è lenta su questo punto di vista.
In un piccolo studio clinico, il vaccino universale ha superato un primo test, anche se – come dicevano – siamo solo all’inizio del percorso. Aubree Gordon, epidemiologa della University of Michigan School of Public Health che studia la trasmissione dell’influenza e i vaccini, afferma che comunque si tratta di un passo importante.
Il virus muta facilmente, creando varianti che possono bypassare qualsiasi immunità acquisita dai pazienti, sia naturalmente che mediante la vaccinazione. Ciò spiega perché ogni anno deve essere sviluppato un nuovo vaccino che possa esser efficace contro specifiche varianti.
I vaccini antinfluenzali – presenti attualmente sul mercato famarcologico – contengono virus influenzali inattivati o indeboliti, che si affiancano a emoagglutinine (HA), e proteine che ne fissano la superficie.
Questi vaccini puntano, dunque, ad attivare risposte anticorpali contro la parte superiore dell’HA, o testa. Quando, però, il virus muta consente a nuovi ceppi virali di schivare qualsiasi memoria immunitaria, pertanto il vaccino precedente non avrà alcun effetto sulla nuova variante che si è venuta a sviluppare con la mutazione.
Solo il tempo potrà dirci se questo tipo di vaccino passepartout potrà essere effettivamente realizzato e se sarà, nei fatti, in grado di poter debellare qualsiasi variante del virus che si farà strada nei prossimi anni, a seguito delle diverse evoluzioni dello stesso.
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