Dopo l’ultimo caso di un italiano morto dopo aver contratto il vaiolo delle scimmie, in molti si chiedono quanto è davvero pericolosa questa infezione e quando bisogna stare attenti. Ecco cosa c’è da sapere nello specifico.
Un altro presunto caso di vaiolo delle scimmie in Italia continua a far preoccupare la popolazione su questa nuova infezione, ma quando è davvero pericolosa?
Le domande sono tante, i dubbi soprattutto dopo la pandemia di Covid-19 non smettono di arrivare, ma ecco secondo la comunità scientifica quando bisogna davvero preoccuparsi di questo virus.
Vaiolo delle scimmie, un altro presunto caso in Italia
Germano Mancini, comandante dei carabinieri di Scorzè in proivincia di Venezia, è deceduto a Cuba durante le vacanza, a causa di quello che si pensa possa essere il virus del Vaiolo delle scimmie.
L’uomo, infatti, presentava diversi sintomi simili a questa infezione di cui ormai si parla da mesi, ma che ancora non si comprende a pieno.
Mancini era arrivato a Cuba a ferragosto, ma subito ha cominciato ad accusare sintomi simili a quelli dei vaiolo, febbre, pustole e forze scarse, tutto sfociato poi nella morte del carabiniere, il 21 agosto.
Le autorità cubane non si sono espresse apertamente sulla radice di questi sintomi, ma sicuramente la morte è stata causata da sepsi dovuta a broncopolmonite.
Sale la preoccupazione in Italia, ma quando c’è da avere paura?
Il vaiolo delle scimmie, dopo il Covid-19, comincia seriamente a far preoccupare tutti, soprattutto visti i casi (sebbene siano ancora pochi) di morte a causa di questa infezione.
Questo virus circola in Africa da molti decenni, ma ora si sta diffondendo a livello globale, visto che i numeri che al momento sono stati annunciati sono davvero alti.
Il vaiolo delle scimmie, però, secondo gli esperti di sanità mondiale può essere mortale solo in alcune occasioni.
In particolare, questo può diventare letale in luoghi dove l’assistenza sanitaria risulta poco adeguata. I sintomi da tenere sotto controllo sono la febbre, eruzione cutanea con vesciche, affaticamento e linfonodi ingrossati. I sintomi possono svilupparsi anche dopo tre settimane dal contagio, ecco perché non è sempre semplice prenderli in tempo.
Rispetto al Covid-19, però, il vaiolo delle scimmie non è facilmente trasmissibile quindi, se preso in tempo, c’è una buona percentuale di possibilità di limitare l’infezione dei contatti del paziente.
Secondo Seth Blumberg, professore di medicina all’Università di San Francisco, il rischio individuale di prendere il vaiolo delle scimmie è ancora basso rispetto a tante altre infezioni, anche se il vaiolo purtroppo può dare il via a sviluppare altre infezioni.
Se si contrae la malattia, spesso i sintomi sono lievi e se la situazione si aggrava sono disponibili già trattamenti validi, con farmaci antivirali.