Segnali di ripresa da Rigopiano, il luogo diventato tristemente famoso per la valanga dello scorso 18 gennaio. ‘Luciano&Silvana 2.0’ è infatti il nome del salone da parrucchieri di Castel Frentano che ha riaperto proprio dove la coppia svolgeva questo mestiere, prima che quella maledetta valanga se li portasse via tutti e due, insieme all’hotel. Sono i figli, Nicola ed Elia Caporale, di 25 e 21 anni, che hanno voluto dare un segnale chiaro.
Dicono, Nicola ed Elia: “A volte ci tremano ancora le gambe, ma abbiamo fatto la cosa giusta. Abbiamo continuato il loro sogno”. Per farlo, hanno lasciato tutto quello che avevano iniziato e hanno aperto la bottega più ‘trendy’ delle colline dietro a Lanciano. Il primo era quasi ingegnere, il secondo un giovane apprendista. Due mesi dopo la riapertura, possono già dirsi soddisfatti: “Tra l’affetto dei vecchi clienti, che sono tutti rimasti, e la solidarietà di tanta gente colpita dalla tragedia di papà e mamma, abbiamo aumentato i clienti e stiamo andando alla grande”.
Quella valanga ha spazzato via sentimenti e vite, storie e professioni. Ma non la voglia di lottare ancora, proprio nel nome di chi non c’è più: “Abbiamo fatto società per gestire il negozio insieme”. Di fatto, in realtà, è Elia a gestire il negozio, avendone l’80 per cento: “Mio fratello deve fare quello che avevano deciso con papà e mamma: studiare”. Nicola si laureerà ad Ancona in Ingegneria edile, ma intanto aiuta eccome il fratello: “E’ chiaro, nell’insegna ‘Luciano&Silvia 2.0’ quella ‘e’ commerciale sono io” dice Elia. Si prova a ripartire anche con qualche battuta.
Ritrovarsi all’improvviso soli: “Ho capito realmente che stavo facendo quando un nostro cliente mi ha guardato nello specchio e mi ha detto: è la prima volta che mi faccio tagliare i capelli da qualcuno che non sia tuo padre“. Il negozio, i genitori, lo avevano trasferito qui poco prima di morire. Una sede più grande al posto di quella storica sotto i portici: “Un investimento importante, che dobbiamo finire di pagare, ma per fortuna le cose si sono messe bene e ora ci sentiamo abbastanza tranquilli. L’inaugurazione, mamma e papà, l’avevano fatta il primo dicembre”.
Chiaro che la tragedia di Rigopiano campeggia quasi in tutti i discorsi di Elia: “Il 18 gennaio abbiamo sentito i nostri genitori per l’ultima volta. Dovevano partire il giorno prima, ma papà era un ottimista e amava la montagna. Quando ha visto tutta quella neve, non ha resistito: che meraviglia, fermiamoci un giorno in più, ha proposto alla mamma. Quel giorno, il 18, li abbiamo sentiti diverse volte. Avevamo un gruppo di famiglia su WhatsApp, ci avevano chiesto come andava, di dare una pulita alla neve davanti al negozio. Poi non li ho sentiti più, e la sera è arrivata la notizia dai telegiornali“.
Nicola ed Elia sono rimasti due settimane a Pescara, nel centro per i parenti dei dispersi, sperando fino all’ultimo nel miracolo: “Invece abbiamo riavuto solo i loro corpi. Ma non ce l’ho con nessuno. E’ il destino, credo. Però questo non vuol dire che debba finire così: qualcuno deve andare in galera per tutta quella gente in trappola, uccisa dalla valanga”. Discorsi che scivolano via tra un cliente e una cliente. Nicola ed Elia hanno due aiutanti, Alessia e Davide, che lavorava già con Silvana e Luciano, e Alessio e Stefania. “I clienti vengono e vorrebbero parlare di mamma e papà, di ciò che è successo. Si aspettano di trovare i figli distrutti dal lavoro, ma io inizio a scherzare e li spiazzo. Non mi piace guardare indietro, mamma e papà sono morti e io adesso devo andare avanti: dopo un po’ capiscono, anche se qualche volta sparo una battutaccia e ci rimangono così male che sono io che li devo consolare”.
Ma non è tutto oro ciò che luccica, naturalmente: “Quando c’erano mamma e papà, mi sentivo una forza dentro che ora non ho, e qualche volta ho una gran paura; ma è la paura alla fine che ti fa migliorare“.
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