Valeria Marini querela la sua ex colf filippina per violenza privata e molestie

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Stanca delle sue minacce e dei suoi appostamenti sotto casa, Valeria Marini ha querelato la sua ex colf, una donna filippina di 67 anni che afferma di aver lavorato per la nota showgirl nel periodo compreso tra il 1° novembre 2006 e il 20 febbraio 2007. Le accuse della Valeriona nazionale parlano di violenza privata e molestie che la sua ex collaboratrice domestica avrebbe a lungo perpetrato nei suoi confronti dopo l’interruzione del loro rapporto di lavoro, dovuto all’insoddisfazione della filippina per la bassa retribuzione e per la presunta assenza di un contratto regolare. Le due donne si ritroveranno in tribunale il prossimo 9 marzo 2016 per deporre davanti al pubblico ministero Mario Pesci.

Secondo Valeria Marini, la sua ex colf le avrebbe reso la vita difficile per molto tempo, tempestandola di telefonate e minacciando di denunciarla nel caso in cui non avesse provveduto ai pagamenti, che però, sostiene la Marini, non erano mai stati pattuiti. Inoltre la 67enne filippina si sarebbe presentata più volte sotto l’abitazione della showgirl sarda in piazza di Spagna a Roma, attaccandosi al citofono e urlando insulti davanti al portone, lamentando di aver lavorato addirittura per otto anni da lei e di aver diritto a circa 5.000 euro di pagamenti mai corrisposti.

Valeria Marini tra le altre cose ha raccontato un episodio piuttosto spiacevole, che a suo dire l’ha quasi traumatizzata, avvenuto il 15 dicembre 2011: quel giorno la filippina si sarebbe (continuiamo a utilizzare il condizionale in quanto abbiamo soltanto la versione della Marini e non quella della domestica, che potrebbe essere molto diversa) recata per l’ennesima volta davanti alla sua abitazione, aggredendo verbalmente ma pesantemente Valeriona in presenza di numerosi passanti, al punto da costringerla a rientrare precipitosamente in casa per salvaguardare la sua incolumità. Quello sarebbe stato anche l’ultimo contatto tra le due donne che da allora (per fortuna, aggiungiamo noi) non avrebbero più avuto l’occasione di incontrarsi.

Tra qualche mese, davanti a un giudice, sapremo chi ha ragione e chi ha torto in questa vicenda.

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