Il Vaticano prende posizione e chiede formalmente al governo italiano di modificare la legge Zan, attualmente in commissione Giustizia del Senato, in quanto violerebbe il Concordato. A presentare una nota formale all’ambasciata italiana è stato il monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, in altre parole il ministro degli Esteri del Vaticano. Per la prima volta, la Chiesa interviene durante il percorso di approvazione di una legge, esercitando le facoltà previste nei Patti Lateranensi.
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Perché il Vaticano contesta la legge Zan contro l’omofobia
Secondo il Vaticano, alcuni contenuto dell’attuale proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dell’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato. L’articolo 2 recita come segue: “La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione“.
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E ancora: “In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica“. Il comma 3 garantisce “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“.
Zan: “Il testo non limita la libertà di espressione”
Con l’approvazione del ddl Zan, il Vaticano teme una limitazione della libertà di aggregazione e di pensiero della comunità cattolica. Per questo motivo, chiede “che siano accolte le nostre preoccupazioni“, dal momento che l’approvazione della legge potrebbe comportare rischi di natura giudiziaria per alcune associazioni cattoliche. D’altra parte, i promotori della legge hanno ribadito in più occasioni che la libertà di espressione non è messa in discussione dal ddl contro l’omofobia, come ha ribadito il deputato Alessandro Zan con un Tweet.