Il Ford Sync Applink Mobility, tenutosi a Berlino all’inizio di settembre a margine del’IFA, è stato un evento che ha riunito giovani sviluppatori provenienti da tutto il mondo, attirati dalla sfida di creare nuove applicazioni legate alla mobilità moderna e che potrebbero essere incluse nell’equipaggiamento software dei Sync installati sui veicoli della casa americana. Abbiamo intervistato Don Butler, direttore esecutivo della divisione Connected Vehicle and Services di Ford. Con lui abbiamo fatto il punto sulle nuove frontiere, tra veicoli connessi e guida autonoma.
Siamo in una bella Ford Mustang, il simbolo di uno splendido passato e presente. Ma oggi parliamo del futuro. La Ford si sta muovendo in due nuove direzioni. La prima è quella legata dell’auto connessa. In che modo l’azienda intende portare la smart mobility nella vita di tutti i giorni?
“Noi vogliamo rendere migliore la vita delle persone cambiando di nuovo il modo in cui si muovono. Nel passato, la visione di Henry Ford, “Strade aperte per tutta l’umanità”, venne realizzata attraverso mezzi di trasporto economici, come la Ford Modello T. La catena di montaggio rese economico l’intero sistema.
Mentre ci spostiamo nel futuro, ciò che cerchiamo di comprendere è: che tipo di lavoro o di operazione la gente vuole portare a termine mentre è in auto? Qui a Berlino abbiamo visto con gli sviluppatori come sia possibile da uno smartphone sfruttare i dati provenienti dal veicolo. Ad esempio un’app per parcheggiare, che sa in anticipo dove sei diretto e ti dice quali posti sono liberi; e quando te ne vai ti dice quanto devi pagare. Tutto accade in modo molto più trasparente quando i veicoli sono connessi.
L’altro aspetto è che noi ci rendiamo conto che esistono i proprietari dei veicoli ma anche gli utenti; gente che non possiede una Ford ma vuole usarla ad esempio nel ride sharing. Pensiamo ad un nostro profilo utente memorizzato nello smartphone che, quando si connette ad una Ford via Applink, ci fa trovare una configurazione dell’auto già pronta per noi, invece di salire su un veicolo che non ci conosce.
Il punto è che noi non siamo più solo un’azienda che produce hardware, come questa splendida Mustang, ma siamo diventati anche un’azienda di software e servizi“.
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Perché un simile progetto funzioni sarà fondamentale l’infrastruttura pubblica e il modo a cui ci si dovrà collegare. Quali saranno le difficoltà principali per raggiungere l’obiettivo?
“Ci sono diverse sfaccettature. Sull’infrastruttura vera e propria, dovremo arrivare alle smart cities, ad esempio semafori e incroci intelligenti. Si dovranno sviluppare nuovi sistemi d’interconnessione. Per quanto riguarda la connettività dei veicoli, noi dobbiamo proteggere la privacy dei nostri clienti e la loro sicurezza. Possiamo sfruttare i dati dei veicoli per comprendere meglio le dinamiche del traffico; ma lo faremo su base anonima e aggregata.
Da un punto di vista della sicurezza informatica, vogliamo essere certi di proteggere i dati del veicolo e l’accesso ad essi. Perché più i veicoli diventano connessi, più vengono considerati un bersaglio dagli hackers e da gente che vuole far accadere cose spiacevoli. Quindi stiamo provvedendo a rendere certa la sicurezza dei nostri veicoli, attraverso la cifratura delle comunicazioni. Faremo in modo che le apparecchiature e i dati in transito siano criptate, per garantire che il software nel veicolo sia quello previsto e non qualcosa proveniente da altre fonti.
Quindi l’infrastruttura deve diventare più strumentale e connessa e i veicoli devono garantire sicurezza e privacy“.
Ford è una compagnia globale ma le nazioni sono molto diverse tra loro. Quali sfide dovete affrontare nei luoghi meno sviluppati nell’infrastruttura tecnologica pubblica?
“Come compagnia globale noi traiamo vantaggio da standard comuni. Ma comprendiamo che i mercati sono molto diversi. L’India sarà diversa dall’Italia, che sarà diversa dalla Cina, che sarà diversa dalla Germania. Noi cerchiamo di adattare la nostra piattaforma globale, che nasce da un’intelaiatura comune, alle esigenze locali. Ad esempio, nel nostro programma di veicoli connessi ci rivolgiamo a differenti compagnie di telecomunicazioni: quelle che usiamo negli Stati Uniti sono diverse da quelle della Cina.
L’altro aspetto importante è che noi già produciamo veicoli molto differenti, dalla Fiesta ai grandi pick-up negli USA. Quindi siamo abituati ad adattarci ai diversi gusti dei nostri clienti, ovunque essi siano, anche nel panorama tecnologico“.
Il recente annuncio della Ford comunica che nel 2021 l’azienda sarà pronta per i veicoli a guida autonoma. Ma quanto saranno autonome le Ford del 2021?
“L’annuncio riguarda l’introduzione nel 2021 della guida autonoma di livello 4. Si tratta di veicoli completamente autonomi, che non hanno bisogno di alcuna interazione con un conducente. Ma si tratta di una guida autonoma entro un’area geografica ben definita, in condizioni operative ben definite. Il livello 5 implica veicoli che possono essere autonomi ovunque. Invece il livello 4 implica il funzionamento autonomo in un’area esattamente delimitata. Questo è ciò che si vedrà nel 2021.
L’altro aspetto di quell’annuncio è che, almeno inizialmente, non prevediamo il possesso personale di un veicolo autonomo. Lo vediamo più come un mezzo per fornire soluzioni di mobilità, il trasporto come un servizio. In un certo senso sarà uno dei meccanismi per il ride sharing e per il car sharing. Consideratelo come un taxi robotico: questo è ciò di cui essenzialmente stiamo parlando per il 2021. Quindi non proprietà individuale ma servizio di trasporto“.
Questo sembra un approccio più saggio rispetto a quello di altri costruttori che forse stanno accelerando troppo su una tecnologia che non è ancora pronta…
“E’ uno degli aspetti su cui prestiamo la maggiore attenzione, e il motivo per cui abbiamo deciso di partire direttamente al livello 4. Il livello 3 di autonomia prevede operazioni autonome parziali, ma richiede che il conducente sia in grado di interagire o prendere il controllo in determinate situazioni. Ma quando ci si trova in una situazione molto dinamica, è molto difficile per noi capire come avvisare il conducente che è necessario che lui prenda il controllo, e se egli sia in grado di farlo in modo abbastanza rapido per rispondere ad un potenziale pericolo d’incidente.
Per questo siamo passati subito al livello 4. Un veicolo di livello 4 non avrà né volante né pedali, saranno escluse interazioni con un conducente umano. Sarà un veicolo completamente autonomo e robotizzato. Il nostro approccio sarà fornire il servizio di trasporto automatizzato in un colpo solo, invece di una strategia graduale di esperimenti con guidatori reali che devono prendere il controllo. Non fa per noi, ecco perché abbiamo deciso di seguire quell’approccio“.
La guida autonoma è una rivoluzione culturale. Come prevedete che la gente si adatterà a questo nuovo modo di vivere l’automobile?
“La prima cosa da dire è che nel 2021 la tecnologia sarà pronta. Dovremo però capire dove sarà la società, quanto i clienti si troveranno a proprio agio con l’idea. Ci aspettiamo che i primi utilizzatori saranno persone entusiaste e innovatrici verso l’ambiente del trasporto autonomo. Ma faccio un esempio semplice: quando mia madre provò per la prima volta il cruise control, era molto spaventata, perché per lei la macchina stava guidando da sola, controllando la velocità. Per molto tempo disse: non userò mai il cruise control. Ma poi col tempo si è abituata. Penso che accadrà la stessa cosa con la guida autonoma.
Ripeto, quando lo lanceremo nel 2021 sarà più un servizio robotico di mobilità in zone ben definite. Sarà come essere in una metropolitana robotizzata, solo che invece dei binari userà la strada. Ma certamente ci vorrà del tempo prima che la gente si abitui“.
Ci sarà ancora spazio in futuro per le persone che vogliono guidare da sole, magari una splendida auto come questa Mustang?
“Io credo assolutamente e spero fermamente che ci sarà un posto per chi vuole guidare personalmente. In alcune situazioni avrà più senso il trasporto automatizzato, come le aree ad alta densità di traffico, dove sarebbe difficile godersi la guida. Ma certamente io desidero e spero che anche in futuro, anche quando sarò vecchio, potrò divertirmi guidando la mia Mustang V8 nelle curve di una strada libera“.
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