Omicidio nella casa circondariale di Velletri, a Roma, dove due detenuti hanno litigato violentemente per cause da stabilire.
Stando alle prime informazioni trapelate, sembra che l’omicida avesse problemi psichiatrici e così per futili motivi ha attaccato il suo compagno di cella uccidendolo per poi aggredire un agente della polizia penitenziaria intervenuto per calmarlo.
Nella giornata di ieri si è verificato un evento drammatico nel carcere di Velletri, nella zona di Roma Sud. Un detenuto con problemi psichiatrici ha aggredito il suo compagno di cella uccidendolo al termine di una lite scattata per motivi ancora da stabilire. A contribuire all’aggressività del killero sicuramente il suo stato mentale, sappiamo infatti che è una persona mentalmente instabile che già in passato ha dato problemi aggredendo il personale della struttura senza motivo, ci si chiede dunque se alla luce di quanto accaduto, forse il luogo più idoneo per lui era un luogo più consono a trattare i suoi disturbi.
La cronaca dell’omicidio, avvenuto ieri, parla di una violenta lite al culmine del quale l’uomo ha aggredito il suo compagno e poi si è scagliato anche contro gli agenti intervenuti per controllare cosa fosse accaduto.
Le indagini sono ora affidate alla Procura locale e condotte dai carabinieri di Velletri in collaborazione con la polizia penitenziaria. Sul posto è intervenuto il nucleo investigativo di Frascati per effettuare i rilievi di rito.
Non abbiamo dettagli precisi su come sia avvenuto l’omicidio, ad ogni modo questo ci porta a riflettere sull’importanza di organizzare meglio la detenzione dei soggetti pericolosi dal punto di vista psichiatrico, che hanno bisogno di terapie particolari e non possono di certo essere trattati come detenuti comuni.
Non sono note le ragioni esatte del gesto ma la situazione si inquadra in un contesto sempre più critico e allarmante che riguarda il penitenziario alle porte di Roma.
Questa è stata più volte denunciata dal sindacato della penitenziaria, Sappe, il cui segretario nazionale Maurizio Somma ha riportato i dettagli dell’aggressione riportando di nuovo l’attenzione sulla situazione insostenibile di molte carceri italiane.
Il sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria è il più rappresentativo della categoria e già in passato ha fatto sentire la sua voce in merito a rivolte in carcere ed episodi di aggressioni analoghi a quello avvenuto ieri a Velletri.
Per Donato Capece, segretario generale del medesimo sindacato, è necessario stravolgere l’organizzazione nelle carceri perché solo ripensandola a patire da 0 è possibile capire come agire.
I detenuti sono sempre più aggressivi e la carenza di personale si fa sentire, è chiaro che poi accadono eventi tragici perché è umanamente impossibile far fronte alla pericolosa situazione che si è creata a causa di anni di trascuratezza.
“quanto successo a velletri deve far riflettere per individuare velocemente soluzioni ed evitare che la polizia penitenziaria sia bersaglio di situazioni di stress e disagio mentre gli agenti sono in servizio”.
A queste parole, Capece ha poi aggiunto che in questo caso ha anche influito molto la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e quindi i detenuti che soffrono di problemi mentali si trovano in strutture dove il personale non è preparato a gestirli ma mancano anche protocolli operativi. La presenza di soggetti mentalmente instabili mette a rischio la sicurezza delle strutture, degli altri detenuti e del personale, per questo motivo il sindacato torna a chiedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari poiché meglio organizzati.
La polizia penitenziaria si trova in una situazione molto problematica in cui non ha i messi giusti e nei prossimi giorni valuterà de indire lo stato di agitazione.
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