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Autunno, tempo di vendemmia ma anche di cambiamenti, perché oggi, al tipico colore del Barolo e del Nebbiolo, nelle terre di Monforte d’Alba in provincia di Cuneo, possiamo anche accostare il verde. Un verde che sta per sostenibilità ambientale e amore per la propria terra, e che possiamo ritrovare nelle parole appassionate di Sara Vezza Saffirio della Cantina Josetta Saffirio: “Sono sicuramente scelte che fai con l’anima, anche per un ritorno economico, ma soprattutto perché ci credi e sai che questo è quello che lascerai ai tuoi figli”. Al posto di lasciare i luoghi della sua infanzia, Sara ha deciso di prendere le redini dell’azienda di famiglia mettendo però in campo tutta una serie di strategie volte al rispetto della terra che sente sua, che fu dei suoi nonni e sarà dei suoi figli.
Il rispetto per la terra parte dalla base, ovvero dall’utilizzo di trattori prototipo più leggeri, per non pesare troppo sul suolo, unita alla lavorazione non profonda del terreno prima della messa a dimora delle piante, procedendo con l’inerbimento totale del filare che riduce l’erosione delle acque superficiali.
Tutto questo non avrebbe senso senza una riduzione dei prodotti chimici usati nei vigneti, partito proprio da esigenze personali: “Era un problema mio personale, di salute: i prodotti che venivano usati in vigna con l’agricoltura convenzionale mi davano fastidio e m’impedivano di lavorare – racconta Sara – così ho deciso di cambiare. Per la sostenibilità, che è un discorso più complesso, a 360 gradi, tutto è cominciato con la costruzione della nuova cantina”. A garantire l’impegno dell’azienda in questa direzione bio c’è la supervisione della CCPB per la Certificazione Biologica, e l’adesione della cantina a Tergeo, progetto europeo sostenuto dall’Unione Italiana Vini per la qualificazione delle soluzioni tecnologiche e gestionali in materia di sostenibilità nel settore vinicolo. Pochi mesi fa la cantina ha otteunto anche la certificazione di sostenibilità EcoProWine.
In questo pezzo di Monforte d’Alba si produce un Barolo premiato due volte con i “Tre Bicchieri” (annate ’88 e ’89) e con numerosi riconoscimenti internazionali ma non si possono dimenticare il Nebbiolo, la Barbera d’Alba e il Rossese Bianco. L’ultimo esperimento che sta dando molta soddisfazione all’azienda a conduzione familiare è il Barolo con metodo classico: “È una tradizione molto antica, un rosato che fa alcune ore di macerazione a contatto con la buccia e che poi ha una rifermentazione in bottiglia con pochissimi grammi di zucchero residuo. È un prodotto nato quasi per caso ma che ci sta ripagando”.
Il basso impatto ambientale è anche nel packaging, ridotto, con meno cartone, e con un vetro leggero riciclato al 90%. Un’attenzione particolare viene riservata anche agli scarti agricoli. Contenitori, olio esausto e batterie dei mezzi di lavoro sono raccolti, stoccati e smaltiti dal consorzio specializzato ‘Cascina Pulita’. E l’energia? “Abbiamo un impianto fotovoltaico da 20 Kw che permette all’azienda e alla casa, perché la mia famiglia vive qui – conclude Sara – di produrre più energia di quella che utilizziamo”.
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