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Venerdì Santo: significato, liturgia, storia e tradizioni

E’ la giornata detta In Passione Domini il Venerdì Santo, il cui significato, la liturgia, la storia e le tradizioni commemorano – più di qualsiasi altro giorno dell’anno – la Passione e la morte in Croce di Cristo. E’ il secondo giorno del cosiddetto Triduo Pasquale, culmine della liturgia legata alla Pasqua in cui si celebrano gli eventi su cui si fonda la religione Cristiana: l’istituzione dell’Eucaristia (Giovedì Santo), la Passione di Cristo (Venerdì) e la Resurrezione che si celebra – dopo il Sabato Santo dedicato, invece, alla riflessione – la domenica di Pasqua. Ma qual è il significato del Venerdì Santo? E, soprattutto, quali sono le tradizioni che, da migliaia di anni, porta con sé?

Il Venerdì Santo è il culmine della liturgia legata alla Pasqua: è la giornata più solenne dell’anno, poiché ricorda, attraverso le tradizioni che la sua storia si porta dietro, l’evento su cui si fonda tutto il Cristianesimo: la morte e la Resurrezione di Gesù Cristo.

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Il significato del Venerdì Santo dunque, è indissolubilmente legato alla sofferenza di Cristo sulla Croce, per questo la liturgia prevede l’astinenza dalla carne per i fedeli dai 14 anni in sù, e il digiuno cosiddetto ecclesiastico (che contempla un solo pasto) per i devoti dai 18 ai 60 anni di età. Una pratica, quella del digiuno, che ha una storia basata su tradizioni molto antiche e che si compie in segno di penitenza per i peccati degli uomini che Cristo è venuto ad espiare con la Croce.

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La liturgia che si compie durante il Venerdì Santo è molto diversa rispetto agli altri giorni dell’anno: intanto è carica di fascino e, per ciò che rappresenta, anche di mistero e prevede, per antichissime tradizioni, di non celebrare l’Eucaristia. Durante la funzione pomeridiana, infatti – il Cristianesimo contempla la morte di Cristo esattamente alle 15 – si consuma quella del giorno precedente, istituita durante la funzione del Giovedì in cui si ricorda l’Ultima Cena ed il tradimento di Giuda. Tre i momenti principali della liturgia del Venerdì Santo: quella della Parola, l’Adorazione della Croce e la Comunione con le ostie già consacrate.
In molte località italiane, e non solo, la sera del Venerdì Santo è dedicata a processioni e a Via Crucis davvero suggestive: tante le tradizioni pasquali legate a questo rito, che prevedono cortei lunghi di fedeli che portano a spalla le statue della Vergine Addolorata e di Cristo sulla Croce o deposto nella bara.

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Le tradizioni del Venerdì Santo, la Via Crucis

La Via Crucis è il rito per eccellenza che spiega al meglio il significato del Venerdì Santo. Si tratta di una processione dalla storia e dalle tradizioni antichissime, che ripercorre la via che fece Gesù quando, carico della Croce, raggiunse il Golgota per essere crocifisso. Ma da dove è nata questa celebrazione?
Il rito della ‘via della Croce’ richiama, fin dalle sue origini, il desiderio dei cristiani di rivivere in qualche modo le sofferenze patite da Cristo ma fu grazie a personalità come Francesco d’Assisi, Bonaventura da Bagnoregio e Bernardo da Chiaravalle, che, complici anche i pellegrini di ritorno dalla Terra Santa, riprodussero la ‘via della Croce’ come oggi la conosciamo: quattordici stazioni che ripercorrono il Calvario di Gesù dalla condanna a morte alla deposizione nel Sepolcro.
Le tradizioni legate alla storia del Venerdì Santo, infine, prevedono che in questa giornata di dolore le campane rimangano silenziose in segno di lutto. Mentre per il rito romano le campane suonano per l’ultima volta la sera del Giovedì Santo, per poi risuonare festose durante la Veglia Pasquale, per quello ambrosiano suonano all’annuncio della morte del Signore, ovvero alle 15 del Venerdì Santo.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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