Ancora un film italiano in concorso a Venezia. Nella giornata di oggi spazio a Gianni Amelio e al cast de “Il signore delle formiche”: il programma di oggi, 6 settembre.
Il settimo giorno del Festival di Venezia abbraccia un altro film italiano. Stavolta spazio a Gianni Amelio, e al suo “Il signore delle formiche”. Il regista, che presenta un cast d’eccezione, racconta tutte le sue fragilità.
“Il film mi ha aiutato a mettere in mostra le mie fragilità. Sono infelice“. Così Gianni Amelio, durante la conferenza stampa di oggi, 6 settembre, giorno di proiezione del suo film. Una delle pellicole più attese tra i film italiani in gara, con uno straordinario Luigi Lo Cascio nel cast, il regista ha più volte sottolineato la sua infelicità.
Poi la spiegazione di tale affermazione, che non è riferito ovviamente alla realizzazione del film – di cui si dice anzi entusiasta – quanto alle proprie di fragilità.
Il tema de “Il signore delle formiche” infatti, è di quelli forti, e la trama gira intorno alla vera storia, alle sofferenze, le ingiustizie subite e agli anni in carcere di Aldo Braibanti intellettuale omosessuale – interpretato dall’attore siciliano.
Ma l’infelicità del cineasta pare sia uscita proprio grazie a questo film, che Amelio dice sia la cosa più bella che abbia mai fatto. A differenza di Braibanti, continua il regista paragonandosi al protagonista: “Lui è andato in galera, mi sono chiuso in un mio carcere“. Un tormento, racconta Gianni Amelio, che lo avrebbe aiutato a rendere grande il film.
Oltre a Luigi Lo Cascio, anche Elio Germano nel casti di Amelio. I due attori, ormai “ex rivelazioni”, sono due punti fermi del nostro cinema, e sul grande schermo hanno portato una magistrale interpretazione. Un film ricco di spunti di riflessioni, alle quali si è piegato anche il regista, proiettato oggi al Festival del cinema di Venezia nella categoria principale.
Di recente Elio Germano è intervenuto sulla sua parte nel film, confermando che il tema, principale della pellicola sia appunto quella delle discriminazioni. Un invito alla riflessione, su tali argomenti, utile anche per i nostri tempi. Lo Cascio, sulla stessa linea, ha spiegato che rispondere al persecutore non è utile, quando si parla di discriminazioni, perché si rischia di finire sullo stesso piano. Bisogna “guardarlo negli occhi“, invitarlo a guardarsi.
La trama è quella dell’episodio che negli anni ’60 in Italia destò molto scalpore. Quella del processo di Aldo Braibanti, intellettuale condannato – trascorrendo in carcere 9 anni – con l’accusa di aver sottomesso – fisicamente e psicologicamente – un suo studente più giovane.
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