Nuovo corteo degli anarchici oggi a Venezia, dove 700 agenti delle forze dell’ordine sono stati schierati per sedare la rivolta.
La zona è il Campo Santa Margherita, luogo che è stato blindato per chiudere le vie di accesso. La motivazione del corteo stavolta non è Cospito, i partecipanti infatti dimostrano solidarietà al cittadino spagnolo Juan Antonio Sorreche Fernandez, che ha ricevuto una condanna a 28 anni per l’attentato contr una sede della Lega di Treviso nel 2018.
Da questa mattina le forze dell’ordine sono schierate nella zona di Campo Santa Margherita a Venezia per controllare la zona interessata da una manifestazione degli anarchici.
Sebbene al momento la situazione sia sotto controllo, le autorità prevedono l’arrivo di 200 persone anche da fuori Italia, quindi c’è la massima allerta e già dalla notte gli agenti stanno lavorando per controllare gli arrivi a Venezia, con presidi nelle stazioni con posti di blocco di polizia e carabinieri.
Questo ha avuto ripercussioni sul traffico locale, che già nel pomeriggio di ieri è stato interessato da lunghe code che collega la città alla terraferma. Agenti in borghese presidiano anche piazzale Roma, principale punto di accesso.
Tanti i dispiegamenti anche in tenuta antisommossa perché guardando agli episodi precedenti sappiamo che queste rivolte possono sfociare facilmente in azioni molto violente. Da ore è in corso un piano di sicurezza che ha lo scopo di contenere i manifestanti in un luogo preciso, perimetrando la zona di Campo Santa Margherita e bloccando le vie di accesso.
La manifestazione è un atto di solidarietà verso Juan Antonio Sorreche Fernandez, cittadino spagnolo condannato a 28 anni di carcere, che ora si trova in 41 bis.
Il Tribunale di Treviso lo ritiene responsabile dell’attentato dinamitardo avvenuto nel 2018 alla sede della Lega a Villorba, tuttavia gli anarchici che oggi si muovono in suo favore, così come spesso hanno fatto per Cospito, difendono l’uomo marciando con striscioni che riportano scritte come “Un compagno seppellito vivo in 41 bis, altri condannati al carcere a vita: siamo in guerra”.
Le vicende dell’anarchico non saranno famose come quelle di Alfredo Cospito, di cui sappiamo molto del curriculum perché in questi mesi ci sono stati moltissimi atti violenti e scontri con la polizia da parte di tantissimi fedeli che gli dimostrano vicinanza chiedendo la conversione del carcere duro a quello normale.
La lotta degli anarchici che scendono in piazza è proprio verso il 41 bis e lo stesso Cospito si sta opponendo con un digiuno che va avanti da mesi e sta compromettendo seriamente la sua salute. Meno estrema la posizione dello spagnolo ma è interessante valutare il suo caso per capire come mai è stato deciso anche per lui, il carcere duro.
I giudici della Corte d’Assise di Treviso lo ritengono responsabile di un attentato dinamitardo avvenuto 5 anni fa, quando nell’agosto del 2018 collocò sue ordigni esplosivi al K3, edificio dove la Lega aveva la sua sede a Villorba.
Il 45enne anarchico sta così scontando la sua pena di 28 anni, richiesta dalla pubblica accusa che aveva portato prove evidenti di come l’uomo aveva non solo posizionato le bombe ma le aveva anche fabbricate personalmente.
Queste erano state collocate nel retro dell’edificio, una esplose nella notte per attirare la polizia sul posto. La seconda invece si sarebbe dovuta innescare mentre passavano gli agenti ma il piano andò in fumo perché questi non si recarono sul luogo.
Pochi giorni dopo venne rivendicato sul web l’attentato, che fortunatamente non provocò feriti, solo molte agitazioni, a partire da quelle fuori dal Tribunale mentre si discuteva della condanna, infatti l’aula venne blindata.
La cellula anarchica che rivendicò l’operazione era la Haris Hatzimihelakis, la quale si era occupata personalmente di produrre gli ordigni in maniera artigianale, realizzandoli con delle pentole a pressione riempite con polvere pirica e chiodi.
Un episodio gravissimo che portò subito a individuare lo spagnolo come mandante, questo aveva a carico altre condanne per altri reati meno gravi. Gli agenti lo catturarono nella Val Trompia, dove si stava nascondendo, anche se in realtà era abbastanza nomade e si spostava aiutato da un amico, anche lui appartenente agli ambienti anarchici.
Il lungo curriculum di Sorroche ci descrive un uomo che si è reso spesso protagonista di disordini e scontri con la polizia in varie città del Nord Italia, ad esempio nel 2006 rubò a Trento la fiaccola olimpica alla tedofora che la stava portando per le vie della città.
Come purtroppo abbiamo capito, a poco serve in questi casi il carcere duro, atto a eliminare i contatti con l’esterno, poiché questi soggetti non provocano direttamente le rivolte all’esterno e quindi non sono loro a mandare messaggi ma l’iter che la giustizia segue per punirli, crea malcontenti.
Il 41 bis venne introdotto da Giovanni Falcone nei primi anni Novanta per rendere più incisiva la lotta alle mafie e al terrorismo. I detenuti in questo regime carcerario godono di privilegi minori rispetto a quelli degli altri, ad esempio meno telefonate, ore d’aria più brevi e soprattutto, totale isolamento per evitare che comunichino con l’interno e l’esterno della struttura di reclusione.
I sostenitori degli anarchici sostengono che non sia giusto riservare a queste persone tale trattamento che invece è stato creato per criminali più importanti, basti pensare che la stessa sorte è toccata a Messina Denaro.
Ma davvero c’è una distinzione da fare? Cospito e Sorreche possono essere considerati terroristi o cittadini che hanno commesso un errore e stanno ricevendo una punizione non commisurata? La risposta sembra chiara perché entrambi si sono resi protagonisti di atti molto gravi che hanno causato feriti o che comunque avevano l’intento di minare alla vita umana.
Quindi sì, possiamo dire che le azioni anarchiche non hanno nulla a che vedere con la libertà di opporsi e manifestare, ma sono veri e propri atti di terrorismo. Comunque le manifestazioni anarchiche sembrano essere un fenomeno ormai all’ordine del giorno.
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