La crisi in Venezuela rischia di peggiorare dopo che un elicottero della Polizia ha lanciato granate sulla Corte Suprema a Caracas in quello che il presidente Nicolás Maduro ha definito un “attacco terrorista“. Intorno alle 18 di martedì 27 giugno ora locale (mezzanotte in Italia), un elicottero guidato da un poliziotto ribelle, poi identificatosi come Oscar Pérez, ha sorvolato il centro di Caracas a bassa quota, mostrando su un lato una bandiera venezuelana e la scritta “350 Libertad“, in riferimento all’articolo della Costituzione sulla libertà di dissenso contro i governi che minano le libertà democratiche, come mostrano molte foto pubblicate sui social. In seguito avrebbe lanciato due granate, come riporta la stampa locale, di cui una non è esplosa. Non si segnalano feriti, ma la zona è stata subito blindata dai militari che hanno circondato anche il palazzo dell’Assemblea Nazionale, con momenti di altissima tensione.
Il presunto attacco al Tribunale Supremo della Giustizia (TSJ) arriva al termine dell’ennesima giornata di proteste che da mesi stanno infiammando il paese e che conta già 79 morti, oltre a una situazione drammatica per la vita e la salute di molti cittadini venezuelani.
Quello che appare sempre più come un’azione dimostrativa più che come un vero e proprio attacco terroristico è stato ripreso dai social media che hanno diffuso le immagini in tutto il paese.
[didascalia fornitore=”ansa”]L’esercito schierato per le strade di Caracas [/didascalia]
Il presidente Maduro, nel corso della premiazione per il “Día del Periodista”, il giorno del giornalista, ha poi specificato che l’elicottero usato per il lancio di granate appartiene alla Polizia Scientifica e che il pilota avrebbe sorvolato anche il Ministero dell’Interno e della Giustizia.
“Questo è il tipo di escalation armata che avevo già denunciato“, ha dichiarato Maduro che ha comunque confermato l’assenza di feriti e che una delle granate lanciate non è esplosa.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/mondo/2017/06/22/nicolas-maduro-chi-e-il-presidente-del-venezuela/176169/” testo=”Nicolas Maduro, chi è il presidente che sta mettendo in ginocchio il Venezuela”]
Sempre dai social è però arrivata la rivendicazione da parte di Oscar Pérez, agente della Brigata di azioni speciali (Bae) della Polizia scientifica con più di 15 anni di esperienza. Dal suo profilo Instagram, nella cui descrizione si legge “Mi nación y mi pasión“, Pérez ha postato dei video in cui spiega i motivi dell’azione.
In una sorta di manifesto, il pilota ha dichiarato di far parte di “un’alleanza di funzionari militari, poliziotti e civili, alla ricerca di un equilibrio e contro questo governo transitorio e criminale” e che nei prossimi giorni hanno già organizzato azioni simili allo scopo di “restituire il potere al popolo democratico, e quindi rispettare e far rispettare le leggi, per ristabilire l’ordine costituzionale“.
Diversa invece la ricostruzione del ministro della Comunicazione, Ernesto Villegas, che ha parlato di “atto terrorista“, portato avanti da un “uomo che ha imbracciato le armi contro la Repubblica” e che farebbe parte di una “offensiva insurrezionale della destra estremista, con l’appoggio della Cia“.
Cos’è la Corte Suprema e che poteri ha in Venezuela
[didascalia fornitore=”ansa”]Maikel Moreno, il presidente della Corte Suprema all’assemblea annuale [/didascalia]
L’attacco alla Corte Suprema o, come è più corretto indicarlo, il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) è comunque un atto simbolico delle proteste contro il governo Maduro. Come abbiamo spiegato nell’analizzare le vere cause della crisi in Venezuela, il TSJ è uno dei grandi protagonisti del caos in cui è piombato il paese.
Massimo organo del sistema giuridico venezuelano, fin dall’inizio della crisi ha mostrato di essere più un organo politico che strettamente giudiziario con la decisione, poi revocata, di assumere i poteri dell’Assemblea Nazionale, cioè il Parlamento, ora in mano alle opposizioni.
L’attrito tra il Parlamento e la Corte Suprema nasce a seguito della vittoria alle elezioni della Mesa de la Unidad Democratica (MUD), la grande alleanza dei 15 partiti anti chavisti, tornati a essere la maggioranza nel dicembre 2015 per la prima volta dal 1999.
Tra le elezioni e l’insediamento ufficiale Maduro ha però messo a segno un colpo da maestro, facendo eleggere alla vecchia maggioranza chavista 13 nuovi magistrati, in carica per i prossimi 12 anni. In questo modo, il presidente si è messo al sicuro, potendo contare sull’appoggio del massimo organo giudiziario, tra l’altro l’unico a poterlo mettere in stato di accusa.
Tra le competenze del TSJ c’è infatti la messa in stato del Presidente della Repubblica che può essere portata avanti solo dopo il suo giudizio. Stessa cosa dicasi per le altre cariche dello Stato, compreso il Vicepresidente, i deputati della AN e gli stessi giudici del TSJ, i Ministri e il Procuratore generale, arrivando fino alle Forze Armate e ai governatori locali.
Non solo. Il controllo del Tribunale Supremo di Giustizia è anche un modo per interferire con l’attività del Parlamento. Una volta che il Parlamento emana una legge, il presidente ha dieci giorni di tempo per ratificarla e può, nel caso, chiedere che venga modificata dal Consiglio dei Ministri. Il Parlamento deve però decidere a maggioranza assoluta se accettare o meno la modifica.
In caso si opponga, il presidente può far ricorso al TSJ chiedendo la verifica di costituzionalità tramite la Corte costituzionale, una delle sei Corti che compongono la Corte Suprema. In caso di incostituzionalità, il TSJ può porre il veto sulla legge, bloccandola sul nascere.
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