Il 20 marzo 2003 iniziava l’invasione voluta dal presidente Usa, Bush, per destituire il leader dell’Iraq, Saddam Hussein.
Non furono però soltanto i loro nomi a segnare i conflitto, altre figure chiavi che hanno preso potere in quell’anno sono infatti Condoleezza Rice e Tony Blair. Ripercorriamo i protagonisti che questo evento.
Iniziava ufficialmente 20 anni fa l’invasione dell’Iraq voluta dall’allora presidente americano George W. Bush, per destituire il leader del Paese Saddam Hussein scongiurando le minacce sulla sicurezza globale.
Sembra infatti, anche se non è mai stato confermato, che il dittatore iracheno possedesse armi di distruzione di massa.
Anche se il conflitto che tiene banco al momento è quello fra Russia e Ucraina, non dobbiamo dimenticare che prima di questo ci sono state altri grandi guerre che hanno caratterizzato la storia relativamente di recente, ripercorriamo quindi i passaggi fondamentali di uno dei conflitti più grandi della storia americana e non solo, attraverso le sue figure chiave.
Era il 20 marzo del 2003, quindi esattamente 20 anni fa, quando iniziava la guerra in Iraq voluta da Bush in seguito agli attentati che ci furono negli Stati Uniti due anni prima. La motivazione ufficiale però non era il dirottamento degli aerei che portarono alla distruzione delle Torri ma il presunto possesso di armi chimiche di distruzione di massa, da parte del militare Saddam Hussein, che all’epoca era il presidente del Paese.
Poco dopo, precisamente il 15 aprile dello stesso anno, gli americano avevano fatto alcune conquiste, infatti le principali città irachene erano in mano della coalizione occidentale, guidata appunto dagli Stati Uniti ma il conflitto non si risolse in così breve tempo.
Scaturì una guerra civile in seguito alla destituzione di Hussein, in cui le fazioni irachene opposero resistenza agli invasori americani, che continuò in realtà anche dopo il 2011, anno ufficiale in cui la guerra, il 18 dicembre, cessò.
In quel periodo la situazione invece che migliorare, peggiora ulteriormente perché prende piede un’altra grande minaccia per il mondo, non ancora debellata, ovvero l’Isis, a seguito della penetrazione dl Al-Qaeda in tutto l’Iraq.
I volti principali del conflitto sono Bush e Saddam Hussein, ovvero le due fazioni distinte di questa guerra: da un lato abbiamo la coalizione occidentale capeggiata dagli americani a cui poi si unirono anche la Polonia, il Regno Unito, l’Australia e altri Paesi nella fase di occupazione, mentre dall’altro abbiamo Saddam e il suo governo autoritario e repressivo, che alcuni analisti hanno definito totalitario e caratterizzato da diverse violazioni dei diritti umani. Tuttavia aveva molti sostenitori, sebbene ogni tentativo di rovesciare il governo veniva represso con la forza.
Proprio questi gesti attirarono l’attenzione dell’Occidente, che cominciò ad ipotizzare che il leader avesse a disposizione armi di distruzione di massa e che fosse legato al Al-Qaeda e quindi in qualche modo anche coinvolto negli attentati dell’11 settembre.
Tutto ciò portò al conflitto e allo scioglimento del partito di Saddam Hussein, seguito dalle prime elezioni democratiche. Il dittatore si diede alla fuga ma venne catturato nel dicembre del 2003 con un’operazione militare condotta nella città di Ad-Dawr e poi condannato da un tribunale iracheno per crimini contro l’umanità legati all’uccisione di 148 sciiti nella strage di Dujail degli anni Ottanta e una serie di altri reati. La sua pena fu l’impiccagione e così venne giustiziato il 30 dicembre del 2006.
Riassunto così in pochi passaggi sembra un conflitto minore rispetto a quello attuale ma la guerra in Iraq è stato un evento al tempo stesso catastrofico e liberatorio per il Paese, vediamo quali sono state le figure più importanti coinvolte.
In primis ovviamente c’è colui che ha dato inizio all’invasione, ovvero il 43esimo presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. Il presidente voleva eliminare il presunto arsenale in possesso di Baghdad ma anche porre fine al supporto di Saddam Hussein al terrorismo, liberando così la popolazione dal dittatore. Fu lui stesso ad annunciarlo in un discorso ma in realtà già nel 2002, quindi l’anno precedente, aveva parlato della possibilità di azioni per neutralizzare preventivamente le minacce dei terroristi.
La seconda figura chiave è Saddam Hussein, alla guida del Paese dal 1979 con un regime di terrore estremamente dittatoriale. Dopo essersi dato alla fuga venne catturato dai militari nascosto in una sorta di bunker sotterraneo, nel villaggio dove era nato e poi condannato a morte per i suoi crimini.
Non è chiaro se veramente la tesi delle armi di Bush fosse valida ma di certo che il leader iracheno reprimeva le opposizioni con la violenza non era un segreto, lo aveva fatto molto spesso nel corso degli anni per eliminare coloro che volevano l’indipendenza e rovesciare il suo governo.
Nonostante l’evidenza dei fatti, Bush non ottenne subito il consenso sperato per quanto riguarda l’invasione, però fra i suoi sostenitori c’è sempre stata una donna, diventata anche lei simbolo di questo evento, ovvero Condoleezza Rice, Consigliera per la sicurezza nazionale dal 2001.
Anche lei aveva parlato in diverse occasioni della minaccia di armi atomiche in mano a Baghdad. Nel 2005 Bush la nominò Segretaria di Stato, poi dopo l’elezione di Obama si ritirò dalla politica per tornare a insegnare all’Università di Stanford.
Abbiamo poi Colin Powell, che precedette la Rice alla segreteria di Stato, primo afroamericano a ricoprire tale ruolo. Molti lo ricordano per il suo discorso del 2003 in cui espresse preoccupazioni sempre per il motivo legato alle armi, parlando all’Onu. Powell stupì tutti, nessuno si aspettava un gesto così eclatante da lui, che sventolò addirittura una fiala bianca come prova della sua tesi, infatti in seguito definirà doloroso ricordare quel discorso e in realtà poco tempo prima si era mostrato dubbioso sull’opportunità di lanciare una guerra.
È morto nel 2021 per il Covid, terminando la sua lunga carriera iniziata già con Reagan.
Altro nome di spicco è quello di Dick Cheney, che fornì un caloroso supporto alla guerra. Il vicepresidente americano era convinto quanto Bush della presenza di armi e del legame dell’Iraq con il terrorismo, infatti a differenza di Powell non rinnegò mai le sue posizioni. La sua figura è abbastanza controversa, infatti fece affermazioni in merito alla guerra che poi risultarono false, inoltre cercò di nascondere al Congresso l’esistenza di elementi gravi, come l’annegamento simulato verso i sospettati e lo spionaggio illegale dei cittadini dopo gli attentati delle Torri Gemelle.
Ogni presidente ha un uccellino consigliere e infatti da molti l’artefice della guerra è considerato Donald Rumsfeld, segretario della Difesa americana, che consigliò il presidente in tutte la fasi fondamentali del conflitto. Così come importante fu la collaborazione con Tony Blair, primo ministro del Regno Unito, forte delle stesse convinzioni del presidente americano. Tuttavia in seguito benne accusato di aver preso decisioni in maniera troppo frettolosa e sulla base di notizie non confermate.
Dopo lo smantellamento della dittatura ci fu un rinnovamento della politica irachena, dove all’inizio ci fu un governo ad interim ma poi arrivarono le cariche ufficiali: nel 2005 venne eletto premier Ibrahim al-Jaafari, mentre il curdo Jalab Talabani divenne presidente del Paese rimanendo in carica fino al 2014.
Un’altra tornata elettorale alla fine del 2005 ricoprì del ruolo di premier Nuri al-Maliki, in passato condannato a morte da Saddam Hussein.
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