L’Italia che pareggia contro la Spagna è una squadra che gioca da provinciale. Tanto, troppo. Per un’ora buona quasi non esce dalla sua trequarti campo, soffocata dal tiki taka di Silva e Iniesta. Gli iberici non sono la Germania, poi, e quindi peccano di poco cinismo. Questo salva gli Azzurri, che solo dopo lo schiaffo di Vitolo – con complicità enorme di Buffon – iniziano a giocare. Rischiando di subire il secondo gol, ma finalmente con uno spirito guerriero e una formazione più giusta.
Ventura il provinciale, viene da dire. Il suo spirito è già negli Azzurri, nel bene e nel male. Quel fuoco che ti fa spingere oltre le tue capacità quando vai nel corpo a corpo, ma che per tutto il resto del tempo ti fa stare in trincea. Chiedendo ripetutamente quanto manca alla fine. Ed è sempre troppo tempo. Ricordate il Toro ‘venturiano’? Ma potremmo citare anche altre esperienze del nostro, mai in una grande. E quindi bravo a costruire filo spinato davanti alla porta e a cercare, con furbizia, di fregare la grande di turno. Può essere questo lo spirito dell’Italia? No, assolutamente. L’Italia è una grande del calcio mondiale, seppure in un periodo di vacche magre.
Antonio Conte andava in campo nemico a giocarsela, più o meno con le stesse armi a disposizione. E proprio la Spagna ne sa qualcosa. Quelli stessi uomini, ieri sera allo Juventus Stadium, se la sono fatta sotto per troppo tempo. Ecco quanto conta un allenatore per quanti sostengono che serva a nulla. Conte trasformava i ferri vecchi in guerrieri, Ventura li ha riportati ai loro limiti. Conte era abituato a dominare, a guidare una grande. Solo negli ultimi 20′ l’Ital-Toro ha dato segnali di Ital-Juve. Quando la Spagna pensava ormai di aver dato il morso fatale e quando Immobile e Belotti si sono presi il palcoscenico.
La formazione, già. Se la difesa non ha ballato troppo – molto bene Romagnoli – a centrocampo c’era un Parolo inguardabile. Che andava sostituito prima. Montolivo si è autoeliminato e questo è stato un bene (non può essere lui il regista della Nazionale). Candreva deve trovare un posto. Eder non ha dato segni di vita, come Pellè. Del resto, se il nostro attacco presenta titolari una riserva dell’Inter e un calciatore che milita in Cina, non è solo per colpa del poco materiale umano a disposizione. Ventura deve avere il coraggio di cambiare. Uomini e modo di giocare. Ma il provincialismo è nelle sue corde. E le colpe, dunque, non possono non ricadere su chi l’ha scelto.
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