Denis Verdini è stato condannato a due anni per concorso in corruzione, con pena sospesa, nella vicenda degli appalti per la Scuola Marescialli di Firenze. Immediate le polemiche politiche contro il premier Matteo Renzi, per cui l’appoggio di Verdini si è rivelato fondamentale. E non è la prima volta che il senatore finisce invischiato in inchieste giudiziarie.
Il processo sugli appalti della Scuola Marescialli, in cui la posizione di Verdini era stata stralciata (ovvero separata dagli altri indagati), aveva visto la condanna in via definitiva di Angelo Balducci (ex presidente del Consiglio Superiore per i lavori pubblici), Fabio De Santis (ex provveditore delle opere pubbliche della Toscana), l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e il costruttore Riccardo Fusi (titolare dell’impresa edile Baldassini Tognozzi e Pontello e amico d’infanzia di Verdini).
Secondo il pm, Fusi, che “voleva ad ogni costo aggiudicarsi l’appalto della Scuola marescialli di Firenze, con mezzi leciti o illeciti”, chiese a Verdini di intercedere con l’allora ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli affinché nominasse a provveditore De Santis, che avrebbe favorito lo stesso Fusi. Secondo il pm “ci sono le prove, soprattutto a livello di intercettazioni, per dimostrare che Verdini agì insieme a Fusi, titolare della Btp, puntando a conseguire, sempre insieme, il risultato che lo stesso Fusi si prefiggeva”. Il 17 marzo Verdini è stato condannato con pena sospesa (istituto giuridico che prevede che la pena rimanga sospesa per cinque anni per i reati o tre anni per le contravvenzioni, a condizione che il reo non commetta un altro reato). I suoi avvocati, Franco Coppi e Marco Rocchi, hanno commentato così: “Il processo non offriva nessun sostegno alla tesi accusatoria. Inoltre, il reato è destinato a prescriversi entro l’estate, il che costituisce un limite alla nostra difesa in appello”.
Renzi sotto attacco
La condanna ha scatenato polemiche politiche contro Renzi, con cui Verdini si è alleato nel luglio 2014 dopo aver lasciato Forza Italia. L’appoggio dei verdiniani di Ala (Alleanza liberalpopolare-Autonomie) si è rivelato fondamentale per il governo Renzi più di una volta. L’ultimo caso è la fiducia in Senato del ddl Cirinnà. Federico Fornaro, della minoranza più a sinistra del Pd, ha diffuso una nota: “Senza mai abdicare al principio garantista che si è condannati definitivamente solo dopo l’ultimo grado di giudizio, la sentenza di oggi contro il leader di Ala Verdini dimostra, però, che in questi mesi non abbiamo strumentalmente evocato fantasmi, ma, invece, giustamente evidenziato i rischi connessi a questo asse preferenziale. Una maggiore prudenza nei rapporti politici con Verdini e il suo gruppo sarebbe stata certamente apprezzata dal nostro elettorato e dai nostri militanti”.
Più duro il Movimento 5 Stelle. Questo il commento su Facebook del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
Questa invece la nota del gruppo parlamentare pentastellato al Senato: “Da oggi Renzi governa ufficialmente con il sostegno di un condannato per corruzione. Non solo ci governa, ma insieme hanno riscritto la nostra Costituzione: è bene che gli italiani, in occasione del referendum sulle riforme costituzionali, si ricordino chi sono i Padri costituenti e tengano bene a mente questa condanna. Questa volta solo per un soffio Verdini si è salvato dalla decadenza da parlamentare, prevista dalla legge Severino per le condanne superiori a due anni. Ma i processi a suo carico sono ancora tanti”.
Tutte le inchieste su Verdini
Verdini è coinvolto in diverse inchieste giudiziarie: è indagato per bancarotta e truffa per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino; è accusato, insieme all’ex senatore Marcello Dell’Utri, di corruzione, illecito finanziamento e abuso d’ufficio a proposito della presunta associazione segreta P3; è accusato di finanziamento illecito nel processo per la compravendita di una palazzina in via della Stamperia a Roma; è accusato di aver organizzato un sistema di fatture false per farsi restituire un debito di 4 milioni che un’impresa edile aveva con il Credito Cooperativo Fiorentino; è indagato per concorso in corruzione nella vicenda del G8 della Maddalena. Assolto invece dall’accusa di tentato abuso d’ufficio nella vicenda della ricostruzione dell’Aquila dopo il terremoto.