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Cronaca

Verona, si mozza le dita per truffare l’assicurazione

Un uomo a Verona si è mozzato le dita per truffare l’assicurazione e incassare denaro, per lui è scattata la condanna a 18 mesi.

Smerigliatrice – Nanopress.it

Le indagini hanno appurato che la sua versione dell’accaduto era stata costruita ad arte.

Truffa a Verona

Quante volte leggiamo di truffe ai danni di assicurazioni che ignare sborsano denaro verso i malcapitati? Lo vediamo molto spesso in ambito di incidenti stradali costruiti ad arte ma stavolta la vicenda in cui è stato condannato un uomo è andata diversamente.

Auto e sinistri sospetti non c’entrano nulla, a finire sotto il mirino degli inquirenti sono stati dei fatti accaduti nel 2015 e sui quali i Carabinieri e le compagnie truffate hanno investigato attentamente.

Il protagonista della storia di oggi è un uomo di 39 anni veronese che denunciò due incidenti con la smerigliatrice sul luogo di lavoro. Questi, raccontò, gli avevano amputato le dita di una mano rendendolo di fatto parzialmente invalido.

La causa delle dita mozzate, secondo la versione dell’uomo, sarebbe stata una smerigliatrice che cadendo da uno scaffale lo aveva ferito gravemente alla mano destra.

I fatti

Lo chiameremo Paolo L. poiché la sua vera identità non è stata resa nota e i fatti che riportiamo risalgono al 2015, sebbene la verità sia venuta a galla solo poco fa grazie alle indagini.

Fra luglio e novembre di quell’anno aveva stipulato le due polizze senza comunicare fra l’altro alla seconda compagnia, l’esistenza di un contratto analogo siglato in precedenza.

L’uomo denunciò che mentre si trovava a lavoro nella sua azienda, una smerigliatrice venne per errore urtata da una scala spostata dall’uomo e così precipitò mentre era in funzione, tranciando indice, medio e anulare della mano destra.

La mano era stata spostata sul viso come protezione dall’oggetto che stava cadendo e così è avvenuto l’infortunio, che subito è finito sotto la lente di ingrandimento degli ispettori nominati dalle due compagnie assicurative.

Le indagini

Incidenti sul lavoro mai avvenuti, questo sarebbe il movente per cui ora l’uomo è stato condannato a 18 mesi di reclusione.

Le indagini sono state portate avanti dalle due compagnie assicurative con cui l’uomo aveva aperto altrettante pratiche per i due presunti incidenti sul lavoro.

Contratto assicurativo – Nanopress.it

Queste hanno appurato che le dinamiche degli incidenti non erano molto chiare e hanno voluto far luce sulla questione sospetta.

Effettivamente i dubbi erano palesi perché il racconto del veronese era pieno di dettagli strani, come il fatto che se l’attrezzo si trovava davvero dove l’uomo aveva riferito, non avrebbe avuto il tempo materiale di evitarla ma sarebbe stato colpito in pieno e non solo a una mano.

Quest’ultima, con la relativa ferita, è stata analizzata e anche l’inclinazione del taglio non era compatibile con la versione dei fatti.

È partita dunque una simulazione dei fatti sul campo, ricostruendo l’incidente. Tirando il filo della smerigliatrice come l’uomo aveva detto di aver fatto, è emerso che la prima parte di questa a cadere non era la lama ma il corpo.

Ancora, l’accensione di questa avviene solo dopo aver spinto un pulsante che poi deve essere bloccato e che si trova nel punto opposto alla parte tagliente.

Tutti questi dettagli sono stati esposti all’uomo, che ha riferito che sullo scaffale c’era anche un cacciavite, responsabile dell’accensione dell’attrezzo.

Gli ispettori hanno anche appurato che sul pavimento dove è avvenuto l’incidente non c’erano segni di caduta dell’attrezzo, fra l’altro mai mostrato da Paolo poiché riferì che era un prestito di un collega, ascoltato dagli ispettori.

Quest’ultimo disse che aveva lavorato per lui solo come informatico e anche se in effetti possedeva un macchinario simile, non glielo aveva mai prestato.

La condanna

Le polizze infortuni, stipulate con un massimale di un milione di euro ciascuna in caso di invalidità permanente, sono servite all’uomo per una frode assicurativa costata una pesante condanna a un anno e sei mesi di reclusione.

Tutti i dettagli emersi dalle indagini hanno portato alla luce una menzogna che ora costerà all’uomo una severa pena in carcere, inoltre dovrà affrontare le procedure di restituzione delle somme illecitamente percepite.

Claudia Marcotulli

Diplomata in grafica pubblicitaria, amo l'arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura.

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