[didascalia fornitore=”ansa”]La presidente nazionale di AISM, Angela Martino (a snistra), consegna il Premio Rita Levi Montalcini 2018 a Veronica De Rosa[/didascalia]
Veronica De Rosa è una giovane scienziata, ricercatrice dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Cnr di Napoli, che ha vinto il Premio ‘Rita Levi Montalcini’ promosso da AISM, Associazione italiana sclerosi multipla. La premiazione avvenuta a Roma, che si è svolta in occasione della Giornata mondiale della sclerosi multipla, cade nella celebrazione dei 50 anni dell’Aism.
Laureata a pieni voti nel 2002 in Scienze biotecnologiche, ha conseguito nel 2008 il dottorato in oncologia ed endocrinologia molecolare all’Università di Napoli Federico II. E’ autrice di 48 articoli scientifici, 11 firmati come primo nome.
La motivazione del premio Rita Levi Montalcini 2018 a Veronica De Rosa evidenziano come l’Aism “crede che anche la dottoressa De Rosa continuerà a lungo a offrire un significativo valore aggiunto alla ricerca sulla sclerosi multipla grazie al suo eccezionale lavoro nel campo dell’immunologia”. “La carica innovativa della sua ricerca – sottolinea l’Aism – sta nell’aver aperto la serratura, le porte del sistema immunitario e del metabolismo delle singole cellule, fino a comprendere sempre più da vicino i meccanismi intracellulari che sottostanno alla sclerosi multipla”.
L’obiettivo di Veronica De Rosa, una dei 409 ricercatori finanziati dalla Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism), è: “Dare una speranza ai giovani pazienti. Oggi le persone che ricevono la diagnosi di sclerosi multipla posso guardare con ottimismo al futuro”, ha detto.
“Continuando a esplorare i meccanismi cellulari alterati nella sclerosi multipla – aggiunge De Rosa – abbiamo iniziato a studiare non solo il piccolo serbatoio delle cellule T regolatorie prodotte dal timo al momento della nascita, ma anche le cellule T regolatorie che vengono prodotte nel sangue periferico a ogni round di infezione, ogni volta che abbiamo la febbre, ogni volta che veniamo esposti a un antigene esterno. Lo studio pubblicato nel 2015 su ‘Nature Immunology’ dimostra che le persone con sclerosi multipla, quando attivano come tutti una reazione immunitaria contro un agente infettivo proveniente dall’esterno, non generano correttamente la quota di cellule T regolatorie che poi devono spegnere quella reazione”.
Lo studio della ricercatrice sta ora aprendo una nuova possibilità di indagine terapeutica. “Nel sangue periferico – spiega la scienziata – esistono alcuni precursori delle cellule T regolatorie che siamo in grado di estrarre. Dopo averle dunque ottenute dal sangue delle persone con sclerosi multipla, in laboratorio stiamo cercando di attivarle con opportuni stimoli, per ripristinare la genesi di cellule T regolatorie correttamente funzionanti. Infine vorremmo o infonderle nuovamente nelle persone malate in modo che tornino a produrre un’azione regolatoria capace di tenere a bada le cellule infiammatorie, o correggere il difetto direttamente nel paziente attraverso opportune manipolazioni metaboliche”.
“Ovviamente il percorso è lungo”, precisa De Rosa: “Prima bisogna fare prove in vitro, poi nei modelli animali, poi bisogna studiarne l’eventuale tossicità e la sicurezza, come in ogni trial. Ma esistono già studi clinici analoghi che sono stati applicati in altre patologie come il diabete. Insomma, siamo su una strada promettente: se si riuscirà a correggere il malfunzionamento del sistema immunitario – conclude la ricercatrice – si potrà pensare di bloccare la sclerosi multipla al momento della diagnosi, prima che il nostro sistema immunitario distrugga completamente la mielina”.
In collaborazione con AdnKronos
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