Scoppia l’allarme tallio in Versilia: tre giorni fa un’ordinanza del sindaco di Pietrasanta, la più famosa tra le località turistiche della costiera toscana, ha intimato la cittadinanza a non usare l’acqua presente nei pozzi vicini. Vietato cucinare, bere o lavarsi, poiché da almeno tre anni sarebbero presenti altissime concentrazioni di questo veleno, residui delle vecchie miniere della zona secondo l’ipotesi formulata dagli esperti. Dopo il disastro ecologico di Maccarese, un’altra brutta storia di danni ambientali sottostimati dalle autorità, e a cui i media non hanno dato il giusto risalto.
Settecento le famiglie coinvolte, e qualcuno dei cittadini avrebbe già fatto le opportune analisi, risultando con concentrazioni di tallio nei capelli 50 volte superiori alla norma. Gli assessori dei quattro comuni della Versilia si interrogano sul da farsi, assicurano che al momento non ci sono pericoli, ma intanto la Asl di Viareggio ha disposto analisi urgenti ovunque, comprese le zone di villeggiatura balneare, e il rischio psicosi è concreto. Il tallio è un veleno inodore, pericolosissimo da ingerire, e secondo l’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti, è tollerabile fino a 2 microgrammi dal corpo umano: un paio di mesi fa alcuni ricercatori dell’università di Pisa hanno scoperto una falda che ne presentava 10,1 microgrammi, l’11 settembre vengono avvertite le autorità competenti, ma solo lo scorso 3 ottobre è scattato il divieto di usare l’acqua per l’area attorno alle miniere, dove abitano un migliaio di persone.
Secondo un’inchiesta realizzata da La Repubblica, esisteva già un documento risalente a tre anni fa nel quale sono indicati valori oltre la soglia di sicurezza nei campioni d’acqua analizzati: perché non è stato fatto nulla da allora? Da quanto tempo l’acquedotto è effettivamente contaminato? La scoperta che il tallio ha infestato anche l’acquedotto di Pietrasanta è avvenuta grazie ad una donna che a spese proprie ha fatto controllare l’acqua di casa. Quando finalmente le autorità hanno deciso di agire è stato rilevata la presenza del tallio, che avrebbe incrostato cinque chilometri di tubature mettendo in pericolo la salute dei cittadini, senza contare le conseguenze sul turismo nel lungo periodo che preoccupano enti locali e commercianti. Si valutano aperture di inchieste, partono screening sulle popolazioni della zona, ma intanto tutti si interrogano su questa contaminazione: sarà solo temporanea? Di certo qualcuno dovrà dare spiegazioni, e pagare, per i ritardi, le reticenze e la mancata bonifica delle acque infestate dal tallio.