Domani, dalle 21, dopo la cerimonia dell’inno di Mameli e il minuto di raccoglimento voluto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per ricordare le vittime dell’alluvione in Emilia-Romagna (che sono salite a 15), inizierà la prima delle quattro finali che aspettano le squadre della nostra Serie A, quella tra Fiorentina e Inter di Coppa Italia. Entrambe impegnate in altri ultimi atti, i nerazzurri in Champions League, i Viola in Conference, ce la metteranno tutta e saranno concentrati al massimo per alzare al cielo di Roma un trofeo fondamentale che li possa trascinare anche per il finale di stagione in campionato, e non solo.
Ci sono due squadre che hanno giocato più di tutte quest’anno in Italia, due squadre che giocheranno anche fino al 10 giugno più di tutte, e che domani saranno l’una contro l’altra allo stadio Olimpico per giocarsi una finale che forse non vale una stagione, ma che potrebbe essere l’inizio di un cammino trionfale che renderebbe i loro percorsi quasi irripetibili. Queste due squadre sono la Fiorentina di Vincenzo Italiano e l’Inter di Simone Inzaghi, le due pretendenti al titolo di vincitrici della Coppa Italia, che oggi sono state anche accolte da Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica.
Da grande amante dello sport, infatti, il capo dello Stato, come già successo con la Nazionale italiana di calcio o quella di pallavolo o i tanti campioni olimpici, ha aperto le danze di quella che sarà un grande spettacolo. A dispetto della sua fede calcistica, un po’ palermitana, un po’ (tanto) nerazzurra, Mattarella ha spiegato che il suo ruolo gli impone “di tifare per gli arbitri“, ma ha anche detto di essere “certo che sarà un incontro di alto livello tecnico e sportivo e sono convinto che sarà anche un incontro contrassegnato oltre che dall’impegno agonistico da grande lealtà e correttezza“, che lui non potrà vedere, perché impegnato in una cena di Stato offerta al presidente dell’Angola: “Ma dopo cercherò di vedere la sintesi” ha assicurato.
Per volere dello stesso presidente della Repubblica, e fuori da ogni battuta, e accolto con favore dal numero uno del Coni, Giovanni Malagò, prima della finale tra Fiorentina e Inter verrà rispettato un minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione in Emilia-Romagna, che sono saliti in serata a 15.
“Sarà un bel messaggio – ha detto il capo dello Stato -. In migliaia hanno dovuto lasciare le proprie case inondate, perdendo i ricordi della vita, tanti hanno subito la devastazione delle aziende, c’è una sofferenza che richiede un grande impegno di solidarietà di tutta l’Italia che si sta manifestando in questi giorni, un impegno di sostegno e di forte aiuto“. Non solo, la finale “sarà importante per dimostrare che il calcio e lo sport sono componenti rilevanti della vita italiana, non sono separati dalla vita sociale ma sono all’interno della società e ne avvertono tutti gli aspetti e tutto quello che avviene“, ha spiegato ancora Mattarella che non solo ha accolto le due squadre ma anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina, e il commissario tecnico dell’Italia, Roberto Mancini, che gli hanno consegnato la maglia della Nazionale fatta per ricordare Gianluca Vialli, lui che, ha detto, “oltre a essere esemplare come atleta lo era perché non ha mai dimenticato di essere consapevole di quello che vi oltre il calcio, oltre lo sport, nella vita sociale“.
E quindi, tornando al calcio, il capo dello Stato ha detto di apprezzare il terzo tempo, il fair play e gli abbracci tra avversari a fine partita, mentre potrebbero fargli storcere il naso le simulazioni, che ha definito “un virus che assomiglia al Covid: si è diffuso in tutto il mondo come si è visto nei Mondiali in Qatar“.
Al di là dei comportamenti, la finale tra Fiorentina e Inter, che inizierà alle 21, sarà un’occasione importante per le due squadre, dicevamo. Per il tecnico dei Viola Italiano, è motivo di “grande orgoglio“, specie se si considera anche la finale di Conference League che giocheranno il 7 giugno contro il West Ham. Certo, ora c’è da pensare a questa, anche perché, ha detto, “abbiamo un ostacolo durissimo, la finalista di Champions, ma arriviamo sereni per metterli in difficoltà. Sono fortissimi ma siamo arrivati fin qua e proveremo a dare filo da torcere“.
“Ho avuto ragazzi concentrati e disponibili ad ascoltare sin dal primo giorno – ha continuato l’allenatore di origini siciliane -. Dovevamo uscire da momenti non esaltanti, sia io sia loro venivamo da una salvezza alla penultima giornata. Quest’anno siamo partiti con due obiettivi: migliorare il cammino in Coppa Italia e ci siamo riusciti, onorare poi anche la Conference e arrivare fino in fondo. Vogliamo mettere in difficoltà le nostre due fortissime avversarie, adesso. Ci siamo meritati questo trofeo e vogliamo giocarcelo“. “So che affrontiamo una squadra che può inventarsi giocate da un momento all’altro, dobbiamo riproporre ciò che ci ha permesso di arrivare qui, pensando solo a noi stessi, facendo il possibile per mettere in difficoltà l’Inter. Ci vuole una prova superlativa come Basilea, solo così possiamo farcela. Voglio quegli occhi lì, convinti di farcela, e a fine partita vedremo“, ha detto ancora Italiano che poi ha ripercorso la partita proprio contro gli svizzeri che ha permesso alla Fiorentina di arrivare alla finale della terza competizione Uefa, specialmente l’abbraccio ricevuto dai tifosi: “I 6000 di ieri ci hanno dato questo, ottimismo, vicinanza, passione. Vogliono che diamo l’anima e sudiamo la maglia onorando la storia della società e possibilmente di ottenere il massimo domani. I ragazzi hanno percepito il loro amore“.
Nel merito di chi scenderà in campo, che ogni volta cambia, il tecnico qualche dubbio, come sempre, ce l’ha, ma più che altro su come mettere in difficoltà l’avversario: “Per l’Inter devi pensarci giorno e notte… I ragazzi stanno tutti bene, qualche dubbio su alcune pedine le ho, spero che chi subentra dia tutto“, ha concluso in conferenza stampa.
In conferenza stampa, come di consueto, ha parlato anche Inzaghi. “È una finale – ha iniziato -. Ne ho giocato da favorito e outsider. Ma è sempre una finale. Sappiamo chi troveremo, ci siamo affrontati tante volte e quest’anno abbiamo sia vinto sia perso. L’avversaria è di assoluto valore e si è meritata di giocare due finali. Sarà una partita aperta, essendo una finale dovremo essere squadra con la S maiuscola, leggendo i momenti della partita per indirizzarla nel modo giusto“.
In quasi due anni alla guida dell’Inter, il tecnico piacentino di ultimi atti ne ha raggiunto cinque, e dei tre già giocati non ne ha sbagliato uno. A domanda diretta sul fatto che lui abbia una fama particolare per queste partite, ha risposto che vorrebbe che continuasse “perché abbiamo due finali e due partite ancora in campionato. Mi fa piacere e spero di continuare la tradizione, ma devo ringraziare i ragazzi. Quest’anno ne abbiamo passate, momenti meno felici che quotidianamente ci ricordiamo. Va benissimo gli ultimi due mesi in cui abbiamo fatto cose importantissime. La finale di Coppa Italia non è scontata, in campionato avevamo un ritardo importante e siamo stati bravi ma ci panca un passetto. La finale di Champions è inaspettata da parte della maggioranza, noi e la squadra una speranza l’avevamo sempre fin dai giorni del sorteggio“.
Sui suoi meriti, Inzaghi ha detto che “quando si vincono trofei lo si fa tutti assieme. Tutti si vince e tutti si perde. Siamo stati bravi nei momenti di difficoltà a stare insieme e cercare sempre soluzioni senza cercare mai il colpevole. Quando si va male è facile trovare il colpevole ed è difficile trovare soluzioni“. Certo, però, ha detto ancora l’allenatore dei nerazzurri, si deve ragionare “partita per partita” e considerare che quella di domani sarà la 16esima in 53 giorni, e il pensiero non è già rivolto a quella di Istanbul contro il Manchester City: “Sappiamo i sacrifici che abbiamo fatto. L’unica cosa che non mancherà è l’impegno folle. Poi c’è un avversario di fronte che proverà a portare a casa il trofeo come noi. Dovremo essere bravi a gestire insieme le situazioni“.
All’impegno di domani, si presenterà sicuramente senza Henrikh Mkhitaryan e Milan Skriniar, “ma con tutte queste gare è inevitabile avere tante defezioni“, ha spiegato. Quanto allo slovacco, promesso sposo del Paris Saint-Germain per la prossima stagione, probabilmente tornerà in tempo per le ultime due partite: “Non ha ancora lavorato in squadra. Giovedì avrà un consulto, penso possa esserci per le ultime due gare“, ha aggiunto Inzaghi che sulle parole di Beppe Marotta ha concluso: “Io ho un contratto e non mi sono mai sentito precario. Ho sempre lavorato ventiquattr’ore al giorno insieme allo staff. Poi sappiamo che siamo giudicati sempre per i risultati che otteniamo“.
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