Tentativo di fare un po’ di chiarezza sul famigerato Centro, una galassia di partiti, gruppi parlamentari, corpuscoli di politici che non si richiamano prettamente ad un lato o l’altro dell’emiciclo e perciò sono ambiti e corteggiati un po’ da tutti.
Divenuto, almeno così pare, un importante ago della bilancia per le prossime politiche (si stima potrebbe raggiungere, tutto accorpato, un 15% di preferenze), è la novità che può sparigliare le carte e che tutti cercano di ingraziarsi; tuttavia il Centro è per ora un nuvolo di stelle senza alcuna costellazione netta a definirne dei perimetri di rapporto e di alleanza.
Il numero di formazioni che si richiamano ad una ideologia centrista è molto ampio e non è sempre facile muovervisi con disinvoltura. Inoltre molti partiti centristi sono nati quali gruppi parlamentari in seno alla legislatura corrente e quindi sono alquanto indefiniti, piccoli e poco strutturati (sia nei temi sia nella organizzazione interna).
Tra questi uno dei più noti e elettivamente interessanti è Azione di Carlo Calenda. Questo, nato nel 2019 dopo la rottura del suo leader con il Partito Democratico, si è federato nel 2022 con +Europa, lo schieramento di Emma Bonino di ispirazione Radicale. L’alleanza si oppone alla demagogia ed alle politiche populiste in favore di un programma repubblicano, atlantista, europeista e pragmatico che segua il solco tracciato dal governo impersonato da Draghi.
Altro partito simile nell’ideologia e posizionamento è Italia Viva di Matteo Renzi. Questi sembrerebbe non suscitare particolare apprezzamento nell’elettorato (si è sempre attestato intorno ad un 2.5% di preferenze nei sondaggi), eppure finora è stato un focale attore in Parlamento per la folta schiera di fuoriusciti dal PD che l’ex leader toscano ha portato con sé lasciando il Nazareno. Anche per Renzi la via è un fronte repubblicano che sulla scia dell’esperienza Draghi si ponga quale antemurale all’ingresso delle destre a Palazzo Chigi.
Vi è poi Giovanni Toti, ex delfino di Silvio Berlusconi. In questo caso è già alquanto difficile rendere conto del nome della formazione del governatore ligure: il partito nasce nel 2019 come scissione di Forza Italia con il nome Cambiamo!; nel 2021 confluisce in Coraggio Italia, formula ideata da Toti stesso e dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Infine la scomparsa della componente del primo cittadino veneto ha portato Toti ad un nuovo cambio di nome: Italia al Centro.
La formazione è vicina all’anima più liberale e moderata del centro-destra e anch’essa dichiara di puntare su un’alleanza di ampio respiro che metta al centro del suo operato l’agenda dell’attuale premier dimissionario.
Non sono solo queste, purtroppo o per fortuna, le stelle della galassia centrista. Tuttavia ora si scende in profondità nella nebulosa ed orientarsi diventa assai impervio.
Vi è un gruppo ecologista, Facciamo Eco; la forza politica dell’ex democristiano, poi militato nel PD, Bruno Tabacci, ossia Centro Democratico; poi tre formazioni di ispirazione conservatrice: Noi con l’Italia di Maurizio Lupi; Alternativa Popolare di Angelino Alfano (già Nuovo Centrodestra) e Identità e Azione di Gaetano Quagliariello.
Ultima novità è lo schieramento Insieme per il futuro di Luigi Di Maio: anche questi afferma di voler creare un’area di unità nazionale fondata sull’azione messa in campo dal governo Draghi in contrapposizione agli irresponsabili ed alle destre (leggasi in primis Conte, Salvini e Meloni).
Insomma in questo nuvolo di sigle, personaggi e sfumature identitarie sembrerebbe emergere un chiaro segnale di volontà falangista: un corpaccione il più ampio possibile con cui poter davvero incidere in termini di voti e seggi nella prossima legislatura.
Per ora il collante sembrerebbe essere rappresentato da una generica prosecuzione dell’indirizzo avviato dall’ultimo esecutivo; nonostante ciò la frammentazione, le diverse sensibilità tra chi protende più verso sinistra chi più verso destra, renderanno l’operazione di certo non semplice, specie nel poco tempo disponibile per attuarla prima del voto (25 settembre). Il Partito Democratico guarda interessato, contraccambiato da alcuni, inviso ad altri.
Permane una questione su tutte: quest’insieme di corpuscoli riuscirà ad accorparsi in un’unica luminosa stella o collasserà su se stessa risucchiata dalla forza gravitazionale delle altre più note formazioni politiche? I veri demiurghi di questo sommovimento cosmico restano gli elettori.
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