Il governo verso la proroga del bonus una tantum dello scorso anno, sugli stipendi statali, anche nel 2024: incremento dell’1,5% in busta paga.
Il governo di Giorgia Meloni pensa alla proroga del bonus “una tantum“, erogato lo scorso anno, sugli stipendi degli statali. Gli aumenti saranno dettati dal ruolo dirigenziale e dall’età del lavoratore, il quale potrebbe ricevere dai 23 fino ai 120 euro di bonus a fine mese. I sindacati intanto premono sul rinnovo dei contratti del triennio 2022-2024, mentre Paolo Zangrillo chiede al Mef 6 miliardi per l’avvio delle trattative. L’esecutivo lavora per trovare altre risorse e gonfiare seppur di poco le buste paga per fare fronte all’inflazione.
La sensazione è che si vada verso un’altra soluzione ponte. In attesa del rinnovo dei contratti del pubblico impiego, l’esecutivo – secondo quanto si apprende in queste ore – starebbe lavorando per prorogare di un altro anno il bonus sugli stipendi degli statali. Proprio come lo scorso anno, quando Giorgia Meloni appena insediata aveva deciso di introdurre nella legge di bilancio il compenso extra, il governo tenta di intervenire sulle buste paga anche se l’aumento ammonterebbe a circa l’1,5%.
Una misura contro il caro vita, che lo scorso anno è costato alle casse dello Stato 1,8 miliardi. Si devono ero trovare le risorse, per la nuova manovra finanziaria, e non sarà un percorso semplice. Lo ha ammesso ieri lo stesso vicepremier Antonio Tajani, che intervenuto da New York non ha escluso una manovra in deficit.
La scadenza del bonus al momento è datata 31 dicembre 2023, ma si lavora per la proroga, anche se causa inflazione manca ancora il rinnovo dei contratti del pubblico impiego per il triennio 2022-2024. Ma secondo l’esecutivo con le buste paga più leggere si potrebbero avere effetti negativi sui consumi.
Il bonus, qualora arrivasse la proroga, si espanderebbe dunque dal settore della scuola a quello della sanità, fino alla sicurezza e alla diplomazia. Si arriva fino a 130 euro al mese in più per i vertici, mentre nella scuola il bonus varia a seconda della mansione e del grado d’istruzione. Ma anche ovviamente ministeri ed enti locali. Gli aumenti avranno dei criteri in base all’anzianità e al ruolo ricoperto.
Nei ministeri ad esempio dirigente potrà avere in busta paga un aumento di 60 euro al mese, mentre gli assistenti percepiranno 30 euro al mese, ossia “la bellezza” di 400 euro in un anno. Il settore diplomatico sarà quello con gli aumenti più consistenti.
Nel 2023 il bonus era arrivato nelle tasche dei lavoratori, dopo vari ritardi, ad agosto con gli arretrati. Non è ancora chiaro se in caso di proroga i pagamenti verranno effettuati con le medesime tempistiche e modalità di erogazione.
Ed è proprio sui rinnovi dei contratti che spingono al momento i sindacati. Al governo le associazioni hanno ricordato con fervore che questi sono scaduti da oltre 20 mesi, con il ministro della Pubblica Amministrazione che invece predica calma e parla del completamento dei rinnovi residui del triennio 2019-2021. Secondo Paolo Zangrillo a fine mese partiranno invece quelli per i dirigenti sanitari.
Sono 6 i miliardi chiesti da Paolo Zangrillo al ministero dell’Economia per la manovra finanziaria, per avviare le trattative con i sindacati sul fronte rinnovo relativo al triennio 2022-2024. La settimana prossima con l’aggiornamento al Def, arriveranno anche le prime risposte.
Di recente, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni ha pubblicato un rapporto relativo alla retribuzione media annua lorda degli impiegati della Pubblica amministrazione nel 2021. Tale cifra è risultata pari a 31.766 euro.
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