Volge al termine il vertice del centrodestra che si è tenuto alla Camera dei Deputi. Dopo una ampia ed accesa discussione, a perdere altri pezzi è Forza Italia, si è giunti ad una intesa.
Si erano riuniti oggi i leader del centrodestra per trovare punti in comune e convergenze, soprattutto, per quanto riguarda le regole e la strategia da mettere in campo per le prossime elezioni politiche del 25 Settembre.
La convergenza è arrivata solo in serata. Berlusconi, Meloni e Salvini su tutti ma anche i partiti minori che ne compongono l’aria di centro come Noi per l’Italia, l’UDC e Coraggio Italia. Chiusi nella Sala Salvadori del gruppo della Lega hanno trovato convergenza su alcuni punti fondamentali.
Il Partito che prende più voti, nel caso in cui si vincessero le elezioni, potrà esprimere il Premier. Questa era una ferma battaglia della Meloni che, forte, dei sondaggi che vedono protagonista il suo Partito Fratelli d’Italia non voleva rinunciare a questa possibilità.
Altra regola o piuttosto una strategia comune, individuata che verrà messa in campo è che tutti i partiti della coalizione corrano con liste proprie e con il proprio simbolo.
Ogni partito del centrodestra vedrà, quindi, accostato al proprio simbolo il proprio capo politico. Questi sarà proposto, poi, quale premier al Capo dello Stato. Ovviamente in caso di vittoria del centrodestra dal partito che avrà preso il maggior numero di consensi.
Per quanto riguardai i criteri di divisione dei collegi uninominali sarà anche qui studiata una strategia e regole di “spartizione”. La circoscrizione estera, invece, vedrà una unica lista unitaria di centrodestra scendere in campo.
Vertice Centrodestra tra abbandoni e defezioni
Il vertice del Centrodestra non è stato uno dei più semplici, soprattutto, per la compagine di Silvio Berlusconi. Dopo l’abbandono della Gelmini e di Brunetta sono seguiti la fuoriuscita del partito di Mara Carfagna ed anche oggi altri deputati.
I fuoriusciti sono andati a rinforzare il gruppo misto la motivazione che avrebbe portato agli abbandoni sembrerebbe essere stata la stessa per tutti. Non voler stare coi sovranisti è ciò che, infatti, ha dichiarato Mara Carfagna. Evidentemente a convincere i dissidenti a lasciare il partito deve essere stata la decisione di non sostenere il Governo Draghi.
La stessa Lega al momento, stando a sondaggi, sembrerebbe pagare questo scotto. Sono le piccole e medie imprese del Nord, infatti, a non perdonargli l’aver staccato la spina ad un Governo che stava rappresentando per loro, nonostante tutto, un barlume di speranza.
Alcune misure del Governo Draghi erano lette in chiave positiva per uscire dal guado della crisi che, anche causa Covid, si protrae da anni per alcune realtà imprenditoriali.