Israele si trova in un momento complicato dettato dalla tensione crescente nei confronti della Palestina, che ha innescato una nuova faida militare che preoccupa la comunità globale e, per la seconda volta, nella giornata di domenica 19 Marzo i rappresentanti israeliani e quelli palestinesi si sono incontrati in Egitto a Sharm El Sheikh, per cercare di trovare un punto di equilibrio, soprattutto in vista del Mese sacro del Ramadan, che potrebbe essere utilizzato per attuare attacchi e che quest’anno coincide anche con la Pasqua ebraica.
Il vertice è il secondo dopo quello avvenuto ad Aqaba, dove erano stati decisi punti focali e accordi per evitare l’escalation di violenza ma, nonostante ciò, successivamente si sono verificati numerosi incidenti come gli attacchi israeliani a Nablus e la risposta delle fazioni islamiche e, nonostante la carta preannunciasse una riappacificazione almeno parziale, la realtà quotidiana per le strade palestinesi ed Israele mostra tutto un altro quadro.
È avvenuto nella giornata di ieri, domenica 19 marzo, un vertice a Sharm El Sheikh in Egitto, al quale hanno partecipato funzionari israeliani e palestinesi ma anche delegazioni della Giordania e degli Stati Uniti.
Il ministro degli Esteri egiziano ha precisato che l’incontro: “Mira a sostenere il dialogo tra le parti palestinesi e israeliane per cercare di fermare le azioni unilaterali e l’escalation, spezzare il ciclo di violenza esistente e raggiungere la calma”.
Gli ultimi mesi hanno mostrato un’escalation di tensione tra Palestina e Israele e la regione della Cisgiordania è stata attraversata da episodi di violenza frequente, sia da parte dei militari che da parte dei coloni israeliani che occupano il territorio ma anche dai palestinesi stessi che hanno attuato azioni di vendetta nei confronti degli israeliani.
Le vittime però sono per lo più palestinesi e, nell’ultimo anno, le forze israeliane hanno attuato migliaia di arresti In Cisgiordania e sono rimasti uccisi più di 200 cittadini palestinesi sia combattenti che civili.
Sono stati anche uccisi nei combattimenti causati da palestinesi 40 cittadini israeliani.
Una situazione pericolosa che ha portato le autorità internazionali alla paura effettiva di una terza intifada palestinese causata dalle continue provocazioni attuate dalle autorità israeliane nei confronti delle fazioni islamiche.
L’ incontro avvenuto a Sharm El Shake è stato attuato anche per coordinare la sicurezza ed evitare attacchi reciproci all’interno durante le festività. Gli attacchi continui, nonostante i punti chiariti nel vertice di Aqaba, hanno fatto sì che fosse organizzata una nuova riunione che riuscisse a limitare le tensioni crescente dopo gli episodi di Huwara.
I leader israeliani e palestinesi hanno cercato di attuare una strategia da utilizzare anche a Gerusalemme Est, dove decine di migliaia di palestinesi si riuniscono presso il Monte del tempio e potrebbe essere un simbolo religioso importante da colpire.
Il comunicato emerso dopo la fine dei colloqui mostra il diritto legale dell’autorità palestinese di esercitare la propria autorità sull’area A della Cisgiordania. Si tratta di un territorio con contiguità a prevalenza palestinese che costituisce circa il 20% della Cisgiordania ed è sotto giurisdizione palestinese da quando la decisione è stata presa nell’accordo di Oslo del 1995.
Le forze di sicurezza israeliane entrano regolarmente nell’area A e queste incursioni sono aumentate in maniera significativa nel corso dell’ultimo anno mentre Israele giustifica le azioni come un piano per combattere il terrorismo proveniente dalla Cisgiordania settentrionale, dove e chiaro che le autorità palestinesi hanno perso la loro influenza.
L’Autorità Palestinese ha sottolineato nuovamente che l’autorità personale viene intaccata e viene persa fiducia nei suoi confronti anche a causa dei continui raid attuati da Israele, che mettono in cattiva luce l’organizzazione governativa palestinese.
Dall’altro lato il governo intransigente di Netanyahu, che sta combattendo la più grande crisi politica e sociale israeliana mai vista fino ad oggi, prosegue nei suoi piani nonostante la pressione internazionale e interna alla nazione sia a livelli mai visti
Nella situazione non accenna a migliorare se non leggermente nella giornata di oggi, lunedì 20 marzo, nella quale si apprende che il premier israeliano ha deciso perlomeno di stoppare un attimo la situazione interna e posticipare la legge di revisione giudiziaria.
Il comunicato congiunto emerso dal vertice che ha riunito delegazioni israeliane palestinesi, statunitensi, giordane ed egiziane riporta che è stato concordato di istituire un: “meccanismo per frenare e contrastare la violenza virgola all’incitamento e le dichiarazioni e le azioni infiammatorie”.
Si tratta di un organismo istituito che vedrà partecipare all’osservazione funzionari egiziani, statunitensi, giordani ed egiziani, che nella prossima riunione che si terrà ad aprile nel Sinai a riferirà per l’appunto quanto sia stato efficace istituire questo nuovo meccanismo di controllo.
Nel comunicato viene sottolineato di impegnarsi nel mantenere lo status quo dei luoghi santi di Gerusalemme e di: “Prevenire attivamente qualsiasi azione che possa interrompere la santità di questi luoghi, tra l’altro durante l’imminente mese sacro del Ramadan quella che quest’anno coincide con la Pasqua la Pasqua ebraica”.
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