Il patrimonio dell’Unesco potrebbe arricchirsi, ancora, di un pezzo d’Italia. Questa volta ad esser candidata è la Via Appia, l’antica strada di 900 km che partiva da Roma ed arrivava a Brindisi. La decisione del Ministero della Cultura.
Il prototipo delle grandi arterie viarie che conosciamo noi oggi, era già stato pensato e sviluppato dai Romani. Per questo, merita di esser preservato e conservato nel tempo.
Il protocollo per candidare la Via Appia a patrimonio dell’Unesco è stato presentato e, a renderlo noto, è stato proprio il Ministero della Cultura. La firma, avvenuta a Roma, alle Terme di Diocleziano, vede la “Via Appia. Regina Viarum” candidata ad entrare nel Patrimonio e, quindi, ad esser valorizzata e protetta nel tempo.
La Via Appia, una delle strade più lunghe dell’impero Romano, che metteva in comunicazione la città di Roma con Brindisi, includendo al suo interno anche la via traianea. Un vero e proprio prototipo di sistema viario, come quello che abbiamo noi oggi, ma già pensato e costruito dagli antichi Romani.
È proprio il Ministero della Cultura a sottolineare come l’Appia sia stato anche, e lo sarà ancora per secoli e secoli, il simbolo millenario di unione e di relazione che sono intercorse fra le civiltà presenti sul Mediterraneo e quelle di Africa ed Oriente.
Questa candidatura così presentata sarà valutata, il prossimo 20 gennaio, dal Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco. Anche se il progetto di valorizzazione è stato promosso dal Ministero della Cultura stesso, ci sono anche 4 regioni, attraversate dalla via Appia (Campania, Lazio, Basilicata e Puglia) coinvolte con i loro rispettivi uffici.
Ma anche 12 province e città Metropolitane, 15 Parchi, 73 Comuni, 25 fra università italiane e straniere e, non in ultimo, anche la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
Il tutto per investire nel restauro e nella piena valorizzazione di tutti i siti archeologici che si trovano disseminati lungo la Via Appia e dare, così, sviluppo sostenibile a tutti i territori coinvolti, in particolare per la crescita sociale ed economica di tutte le zone attraversate, come descritto dal documento del Ministero della Cultura.
“La Via Appia era un crocevia culturale, parte del sistema culturale e sociale del mondo romano” – afferma il sottosegretario Mazzi. E, anche su questo, punta il Ministero che ha già investito ben 19 milioni di euro per preparare, conservare e restaurare tutto ciò che è la Via Appia. Ora si aspetta solo l’approvazione da parte del Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco.
Se il parere sarà favorevole, il passaggio successivo sarà quello di inviarle questo fascicolo a Parigi per poter avere un’approvazione definitiva. In caso di positività, l’Italia acquisirà ancora un altro tassello nel patrimonio Unesco, che la arricchisce sempre di più con i già tanti siti protetti (l’Italia è in testa alla classifica, con ben 59 siti Unesco).
Valorizzazione territoriale e non solo. Anche sviluppo sociale, culturale e turistico anche per le aree più interne del nostro Paese, dove la Via Appia rappresentava l’arteria viaria che univa la capitale dell’Impero al Sud Italia.
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