Un possibile crollo che è stato evitato in extremis. Questo è ciò che stava accadendo al viadotto “Furiano” lungo la Messina – Palermo. Solo 6 centimetri di margine di scivolamento e, sarebbe bastata anche una piccola scossa, per far andar giù tutto.
I tecnici della procura di Patti hanno presentato un grave scenario che ha portato a sollecitare la chiusura di questo viadotto. Cerchiamo di capire cosa è successo.
Siamo sull’autostrada A20 che collega le città di Palermo e Messina, con particolare attenzione sul territorio di Caronia. Qui si erge altissimo il viadotto “Furiano”, da tempo sotto osservazione (come quasi tutti i viadotti d’Italia), anche da dopo il crollo del ponte “Morandi” a Genova.
Controlli che si sono susseguiti, come dicevamo, in tutta Italia, su tutte le autostrade e le superstrade, e su tutti i tratti viari comprendenti ponti e viadotti. Questo qui di tale autostrada, però, è sotto lo stretto controllo dei tecnici.
Sono stati, infatti, apposti i sigilli, dopo che gli stessi tecnici hanno individuato che vi sono ancora soltanto 6 centimetri di margine di scivolamento dai piloni di sostegno. Se anche questi vengono colmati, il crollo potrebbe diventare inevitabile e non più una situazione del tutto remota. Basterebbe anche solo una piccola scossa di terremoto, o un’altra sollecitazione di bassa entità per far crollare tutto il viadotto.
Questo è ciò che hanno analizzato i tecnici per sollecitare e portare il giudice per le indagini del Tribunale di Patti a sollecitare il sequestro di questa struttura in modo da evitare una futura strage. Il decreto di sequestro è stato portato avanti dalla Polizia stradale ed è soltanto l’ultimo tassello di un’indagine che vede iscritti, come indagati stessi, tre dirigenti del Consorzio autostrade siciliane, ovvero il dirigente dell’Area tecnica ed esercizio, il direttore generale e, in ultimo, l’ex responsabile dell’Ufficio controllo strutture.
I reati contestati ai tre indagati sono il rifiuto di atti d’ufficio e l’omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina. Stando alle accuse, i tre erano consapevoli di quanto fosse critica la condizione del viadotto, il quale non è stato mai revisionato. L’ente concessionario, infatti, è risultato inadempiente per quel che riguarda il quadro normativo tecnico circa il controllo periodico della stabilità della struttura stessa.
Il “Furiano”, infatti, era stato posto sotto osservazione degli ispettori lo scorso marzo 2021, ispezione proposta proprio dal Ministero delle Infrastrutture e, su di esso, erano state anche fatte delle precise osservazioni in merito.
Stando alle indagini, sono state ignorate “le prescrizioni di chiusura al traffico impartite dagli ispettori ministeriali” portando così in serio pericolo tutti coloro che, ignari, con i loro mezzi circolavano su questo viadotto. Il ridotto scorrimento di soli 6 centimetri è quello che ha maggiormente allarmato i tecnici, in quanto questi porta ad un elevato rischio della viabilità “in quanto l’impalcato potrebbe uscire dall’impronta dei baggioli e cadere” – descrivono gli esperti.
Nonostante i controlli, dal mese di ottobre del 2021, la carreggiata del viadotto che guarda proprio al Monte Furiano era stata chiusa ed era stato avviato un monitoraggio con dei sensori per iniziare ad individuare e misurare eventuali altri spostamenti, variazioni di temperatura o inclinazioni del viadotto stesso.
Dall’11 novembre scorso, però, la chiusura definitiva del tratto di viadotto, fino all’apposizione attuale dei sigilli.
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