Per quasi un mese Giuseppe De Rosa è andato tutti i giorni in ospedale perché si sentiva male. A ogni visita medica la diagnosi restava sempre uguale: sciatica. Ma la cura per l’infiammazione che di volta in volta gli veniva prescritta non dava alcun effetto benefico. E così il suo stato di salute è andato gradualmente aggravandosi, anche perché il suo problema non era causato da una semplice sciatica, ma da una ben più grave infezione da streptococco che nessuno è stato in grado di diagnosticare in tempo. E l’operaio 48enne è morto lo scorso 7 settembre, il suo cuore non ha retto. La famiglia allora ha deciso di chiamare immediatamente le forze dell’ordine che hanno aperto una indagine con l’ipotesi di omicidio colposo, ancora contro ignoti.
Una sciatica. Dopo l’ennesimo accesso al Pronto Soccorso, De Rosa si è sentito dire ancora una volta che il suo dolore alla schiena e alle gambe era dovuto a una banale sciatica. Dopo essere stato visitato da tanti medici e dopo essere stato sottoposto anche a una ecografia addominale, all’uomo è stata prescritta una cura per la sciatica. Ma nessun medicinale placava i suoi dolori, per questo è tornato più volte in ospedale, da quel 13 agosto.
Il 17 agosto l’uomo ha chiamato anche l’ambulanza perché il dolore insopportabile non gli permetteva i movimenti. Ancora una volta la cura è consistita in iniezioni per cercare di togliere i dolori causati dall’infiammazione del nervo sciatico. Il 19 agosto Giuseppe decide di cambiare ospedale. Anche presso quest’altra struttura viene confermata la diagnosi di nervo sciatico infiammato.
L’uomo non riusciva già più a camminare. Il 21 agosto i sintomi peggiorano ancora, viene chiamata l’ambulanza. L’uomo è finalmente ricoverato, ma vista la gravità della situazione viene intubato e portato nel reparto di rianimazione. Viene trattato in urgenza dopo che i medici, stavolta, capiscono che le sue pene dovute a una grave forma di infezione da streptococco. Purtroppo, però, non essendo stato curato in tempo, dopo 17 giorni di agonia l’uomo è morto.
I familiari hanno così deciso di ricorrere legalmente presentando una denuncia-querela presso i carabinieri chiedendo all’autorità giudiziaria di accertare eventuali responsabilità dei sanitari, di sequestrare tutte le cartelle cliniche e disporre l’esame autoptico. Istanze accolte dal Pubblico Ministero di turno della Procura di Napoli.
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