In Germania il Bundesrat vorrebbe chiedere all’Unione europea di vietare la vendita di automobili con motore a combustione dal 2030. E’ quanto riporta il settimanale tedesco Der Spiegel. Il Bundesrat è una specie di Senato delle regioni. E’ l’organo costituzionale che rappresenta gli interessi dei Länder, gli stati regionali che compongono la Repubblica federale. Non ha poteri legislativi propriamente detti, quelli spettano al Parlamento (il Bundestag). Però le sue decisioni hanno influenza politica rilevante.
IDEA CONTAGIOSA COME UN VIRUS
Sono le stesse posizioni espresse qualche mese fa da uno dei sottoposti di Angela Merkel, il viceministro all’economia Rainer Baake. Il pretesto per giustificare questa cervellotica idea, sarebbe l’impossibilità di rispettare l’obiettivo preso dalla Germania di ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera del 95% entro il 2050, secondo quanto disposto dal trattato internazionale del 2015 firmato a Parigi sul clima. Non sarà forse che è l’obiettivo ad essere campato per aria e quel trattato è talmente fuori di testa da meritare esclusivamente la pattumiera, firmato da gente che vuole catturare oggi i voti di chi si fa ingannare dagli ambientalisti, nella consapevolezza che fra 34 anni nessuno si ricorderà più di queste cose?
ALLORA DOBBIAMO COMINCIARE A PREOCCUPARCI?
La follia e l’odio verso l’automobile stanno superando tutti i limiti della decenza. Finché si trattava di sparate in Olanda e Norvegia, le cui dimensioni sono comunque poco rilevanti (messe insieme superano di poco la popolazione della Lombardia), oppure dei deliri del sindaco di Parigi Anne Hidalgo, si poteva sorvolare.
Ma quando l’idea di bloccare totalmente la circolazione delle auto con motore a combustione arriva dal Bundesrat della Germania, allora qualche timore bisogna averlo.
Perché la Germania è la più importante nazione europea: ha la popolazione più numerosa e l’economia più forte; dal punto di vista automobilistico è contemporaneamente il più importante produttore e il principale mercato d’Europa. Alcuni tra i maggiori costruttori del mondo sono tedeschi; inoltre le case principali degli altri continenti hanno in Germania il quartier generale europeo.
QUANDO ANGELA CHIAMA, JUNCKER RISPONDE
Un altro dettaglio non di poco conto, forse uno dei più critici, è che le istituzioni continentali, Commissione europea e Parlamento europeo, hanno la tendenza nemmeno poco velata ad assecondare la Germania praticamente in tutti i suoi voleri. D’altra parte da gente come Jean-Claude Juncker e Martin Schulz non ci si può attendere altro, viene quasi voglia di rimpiangere Josè Barroso, il che è tutto dire.
A parte il fatto che un divieto del genere violerebbe una libertà fondamentale della persona, quella di movimento. Ma l’Unione europea non ha mai brillato nel rispetto della democrazia né in quello per i cittadini. Lo stesso Juncker ha detto di recente che se l’idea di creare un superstato europeo sul modello degli USA è tramontata, la colpa è dei cittadini. Non di gente come lui che ha ripetutamente tradito lo spirito originario che ha portato alla creazione della Comunità economica europea nel 1957. Se i cittadini stanno mostrando di non volere più questa Europa, forse sarebbe il caso che gente come Juncker e soci fosse mandata a casa. Ma non divaghiamo troppo.
I DIVIETI NON AIUTANO LA TECNOLOGIA
L’idea di vietare la vendita di automobili a benzina, gasolio e gas (ma non dei veicoli commerciali, perché i blocchi dei Tir sulle autostrade fanno sempre molta paura) è semplicemente stupida e inutile.
Il problema è soprattutto tecnologico: fino a quando le auto elettriche non risolveranno il problema della scarsa autonomia delle batterie e dei tempi di ricarica eccessivamente lunghi, non potranno mai affermarsi come veicoli di larga diffusione. Vietare le alternative non risolverebbe nulla. La gente rifiuterebbe di comprarle e si rassegnerebbe ad usare i mezzi pubblici. Ma forse prima si vendicherebbe di certi politici.
Che Frau Merkel ultimamente non ne stia indovinando una, a parte le questioni ben più gravi legate all’economia generale e all’immigrazione, è testimoniato da due fatterelli. Il più pesante, che forse ne provocherà la defenestrazione da parte del suo stesso partito, è la serie ripetuta di sconfitte nelle recenti elezioni dei Länder, segno inequivocabile di disapprovazione popolare della sua politica.
L’altro sintomo è direttamente legato alla questione automobilistica. Qualche mese fa la signora di ferro aveva varato una serie di incentivi all’acquisto di auto elettriche: un totale fallimento, sono stati ignorati da tutti. Perché non è solo una questione di soldi. Chi non è accecato dalla propaganda sa che non ha senso comprare un veicolo che non può avventurarsi fuori città e che ha bisogno di un sacco di tempo per essere ricaricato in postazioni ancora troppo esigue numericamente.
Altro fatterello che dice molto su quanta distanza ci sia tra politici complici delle lobby ambientaliste e popolazione in generale: quando lo scorso aprile il Parlamento olandese varò il provvedimento che apriva la strada verso il divieto di vendita delle automobili con motori endotermici dal 2025, nei mesi seguenti le vendite di auto in Olanda sono letteralmente crollate; dove non è riuscita la crisi economica sono riusciti i verdi, distruggere un mercato. Ovvio, la gente non è stupida, non butta via soldi sapendo che fra pochissimo tempo il suo bene diventerà inutilizzabile e quindi a valore zero. Certi politici, sempre più numerosi, invece proprio non ci arrivano. E’ perché circolano nelle auto ufficiali (a benzina) scarrozzati dall’autista, pagato dai contribuenti.
Nel 1890, quando le prime automobili a benzina erano più lente delle carrozze a cavalli, nessuno si sognò di vietare la vendita dei cavalli per incentivare l’industria automobilistica. Se anche qualcuno ci pensò, venne messo in condizione di non nuocere. Qualcosa da fare anche oggi contro questi fanatici.
Perché chi ragiona col cervello invece che con altre parti del corpo meno nobili, capisce benissimo che, quando una tecnologia è matura, essa si afferma da sola, senza bisogno di spinte artificiose.
L’ultimo dettaglio, forse fuori moda: il fanatismo per definizione nega la libertà e la democrazia. Per i fanatici, chi la pensa in modo diverso va calpestato. Lo abbiamo visto tante volte nella storia, lo vediamo anche oggi in questioni ben più critiche e gravi. Ma non s’impara mai nulla.
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