Finire in carcere per una mail non letta? Purtroppo sì, ed è quello che è accaduto ad una donna. Un qualcosa che il suo avvocato aveva segnalato, ma che non era stata nemmeno vagliata. Ecco cosa è successo.
La donna era stata condannata per truffa insieme al compagno. Ma non sapeva, in realtà del processo in corso. Cerchiamo di capire.
Una mail che non è stata letta
Una truffa aggravata: questa era la sua condanna e la pena da scontare è di un anno e tre mesi di reclusione. Lei, una 42enne è finita in manette lo scorso 8 luglio con un ordine di esecuzione emesso dalla Procura di Como.
I Carabinieri della Compagnia di Treviso l’hanno arrestata a Villorba, dove lei abita, dopo che era stata intercettata. La sua colpa era quella di aver architettato e portato avanti una truffa, insieme al suo compagno, in un comune della provincia di Como. Il fatto sarebbe avvenuto nel 2018.
Ma in tutta questa vicenda, apparentemente senza nessun intoppo nel mezzo, c’era qualcosa che non andava. Né la donna, né il suo compagno sapevano che contro di loro c’era questo procedimento in corso. Come è stato possibile? I due erano stati difesi da un avvocato d’ufficio che, per loro, non aveva appellato la sentenza.
Il loro esser venuti a conoscenza di esser protagonisti di questo processo è avvenuta soltanto quando un altro avvocato, con mezzo Pec, aveva fatto richiesta di visionare e avere in affidamento le prove. Ma questa mail e tale richiesta sono andati a buon fine, purtroppo, solo per l’avvocato stesso, non di certo per i suoi assistiti.
La protesta dell’avvocato per la Pec: la donna è stata scarcerata
Venuto a sapere dell’arresto, l’avvocato ha informato i Militari dell’Arma che non potevano arrestarla, proprio perché lui aveva fatto richiesta dell’affidamento delle prove di quel processo. Ma della richiesta della donna? Nessuna traccia né, tantomeno, nessuna mail o altra Pec. E, per questo, i Carabinieri non hanno potuto far altro che arrestarla.
Si è trattato di un problema di notifiche via mail non letta, in particolare per quelle di posta certificata che potrebbe, come in questo caso, non esser stata letta, anche se inviata. L’avvocato spera di poter riuscire a risolvere questo increscioso evento, e chiede una firma, anche davanti ad un cancelliere, di avvenuta ricezione di una richiesta, anche se mandata via mail, di tale rilevanza.
La 42enne, portata in carcere venerdì 8 luglio, è stata rimessa in libertà ieri mattina.