Dopo la violenza, gli insulti. Il caso della 15enne violentata da tre minorenni a Marechiaro diventa, se possibile, ancora peggio dopo la valanga di insulti e minacce che hanno riempito la bacheca Facebook della giovane. Era stata lei a usare il noto social network per dare nome e cognome ai suoi assalitori: oggi è vittima per la seconda volta dell’ondata di odio che spesso torna a colpire chi ha avuto il coraggio di denunciare. Come racconta il Corriere del Mezzogiorno, uno dei tre aggressori si sarebbe addirittura vantato della violenza con un post su Facebook: quando la giovane ha risposto per le rime a chi la stava insultando, sono arrivate anche le minacce. “Ti picchio, ti ammazzo“, le hanno scritto alcuni amici dei tre minorenni.
Anche in questo caso, è partita la gogna mediatica in una triste e oscena riedizione di quello che successe a Tiziana Cantone, la 31enne suicida perché vittima dell’odio online.
Quello che colpisce è che molti messaggi arrivino da suoi coetanei e anche da ragazze. Si passa dalle accuse di essere una “facile” a ricostruzioni fantasiose per cui lei sarebbe stata consenziente per poi tirarsi indietro e “inguaiare” i loro amici. Come sottolinea il quotidiano, tra gli utenti che la minacciano compaiono anche ragazzi amici del branco, compreso “uno con un cognome «pesante» e legato a un clan della camorra del centro storico“.
Tutto è iniziato quando la vicenda è arrivata sui media nazionali. La terribile storia, raccontata dal Corriere del Mezzogiorno, si è svolta lo scorso 28 maggio a Marechiaro, una spiaggia di Napoli: la giovane era al mare con gli amici quando un gruppo di tre ragazzi l’ha invitata in un angolo più nascosto e all’ombra con la scusa di bere una bibita. In quel momento sono iniziati gli abusi da parte dei tre minorenni di cui due l’hanno palpeggiata in modo violento mentre il terzo l’ha stuprata con un rapporto completo. Superato lo choc iniziale, la 15enne, aiutata da un’amica, ha raccontato tutto alla madre e poi ha trovato su Facebook i profili dei suoi stupratori, denunciandoli così con nome e cognome.
La vicenda ha contorni inquietanti, come in tutti i casi di violenza sessuale, amplificati dall’età della vittima (15 anni) e dei suoi aguzzini (due di 16 e uno di 17 anni): i tre sono tutti minorenni, ancora imberbi nel fisico, ma hanno voluto violentare una ragazzina tendendole una vera e propria trappola.
Nella ricostruzione riportata dal quotidiano, la 15enne sarebbe stata convinta a seguirli in una zona più appartata della spiaggia con la scusa di prendere l’ombra e rinfrescarsi con una bibita e avrebbe accettato perché accompagnata da un amico della sua compagnia che però sarebbe scomparso, lasciandola sola con i tre ragazzi.
Gli stupratori, di Capodichino e Forcella, sono ora accusati di violenza sessuale di gruppo: è stata la giovane a denunciarli alle autorità, aiutata da un’amica che le ha dato il coraggio di parlare alla madre, di sottoporsi alle visite mediche in ospedale dove sono stati riscontrati i segni della violenza, con abrasioni, piccole ferite e la presenza di liquido seminale che ora servirà per il test del Dna.
La giovane ha reagito con grandissimo coraggio e ha saputo usare i social network, spesso accusati di essere solo il veicolo per la diffusione della violenza, in modo positivo, trovando i profili dei suoi aggressori e denunciandoli per nome e cognome.