Questa è la storia di una donna violentata che ha visti riconosciuti i suoi diritti al risarcimento ben 71 anni dopo aver subito lo stupro. Quando Rosa fu violata aveva 27 anni, era il 22 maggio 1944 e fu una delle tante vittime delle ‘marocchinate‘ della Seconda Guerra Mondiale. Ora, quasi alle soglie dei suoi cento anni, Rosa può impugnare la sentenza emessa dalla Corte dei Conti e chiedere di essere risarcita dallo Stato italiano per i danni morali sofferti.
Anche Rosa, oggi 98enne, fu preda, a ventisette anni, dei soldati coloniali francesi che ‘cacciavano i nazisti’ vandalizzando qua e la e lasciandosi andare a ignobili azioni, passate alla storia con il nome di ”marocchinate” di cui si macchiarono i militari che seguivano gli ordini del generale francese Alphonse Juin. I coloniali, nell’avanzata contro i tedeschi, usarono ogni tipo di violenza contro donne, bambini e anziani. Uno stupro di massa che segnò la vita di migliaia di donne e minori (3.500 persone secondo stime attendibili). Uno sguardo su questa brutta pagina della storia d’Italia ci viene dato dal romanzo di Alberto Moravia La Ciociara, e Rosa sembra proprio una dei protagonisti della trasposizione cinematografica di Vittorio De Sica, la Sophia Loren di quell’iconica foto. Rosa però non è un’attrice, e dopo la violenza carnale venne ricoverata in ospedale alcuni mesi per poi subire una serie di interventi chirurgici nel corso degli anni.
Nel 1992 a Rosa viene riconosciuta la pensione di guerra di ottava categoria per le conseguenze della violenza carnale subita in epoca bellica, ma i suoi avvocati chiedono pure la liquidazione del danno non patrimoniale sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale del 1987 che parlava del doveroso riconoscimento del risarcimento del danno non patrimoniali patito dalle vittime di stupro consumato ”in occasione di fatti bellici”. Insomma la violenza è ”lesione di fondamentali valori di libertà e dignità̀ della persona, e la loro riparazione è doverosa”. Ora la sentenza della Corte dei Conti ha fatto piena giustizia confermando l’indennizzo dei danni morali e respingendo l’appello del ministero dell’Economia: la pensione di Rosa potrà passare dall’ottava alla quarta categoria, una piccola vittoria che ha fatto in tempo a vivere dopo tante tragedie.