Per 20 anni ha subito gli abusi sessuali del padre. Oggi Layla Bell ha 31 anni e finalmente ha ottenuto giustizia. Raymond Prescott, di Nottingham, è il papà orco, che iniziò a violentare la figlia quando aveva appena sette anni. La costringeva al silenzio dicendole che quello era il loro piccolo segreto. Non solo: le ripeteva che, tra i sei figli, lei era la sua preferita. Lusinghe e bugie, dolore e piacere. Raymond era talmente sicuro che con gli amici scherzava al telefono: “I rapporti sessuali con mia figlia? Non riesco a provare lo stesso piacere con nessuno”. Telefonate intercettate e riportate dal ‘Sun’.
A far scattare la denuncia è stata Layla, ormai cresciuta e non più spaventata o gratificata dalle parole del padre. La prima volta, a sette anni, quell’uomo le disse che le avrebbe fatto un regalo perché era diventata brava e non bagnava più il letto: “Mi ha alzato la gonna, poi non ricordo con precisione cosa sia accaduto. Ricordo che è successo altre volte, più andava avanti e più mi rendevo conto che non poteva essere una cosa normale”. Non lo era. Ma la bambina diventata donna ha continuato a tacere, fino a quando dodici mesi fa ha raccontato tutto.
Il padre è finito in carcere e ci rimarrà per 12 anni, Layla però non sta bene. Vive tutti i disagi causati dalle violenze subite: “Mi sono drogata, ho rischiato l’overdose per dieci volte. Sono un’alcolista e mi sento completamente instabile dal punto di vista mentale”. Chissà, però, che quel bruto dietro le sbarre non possa essere il primo passo verso una riabilitazione che sarà sicuramente lunga e complessa.
Tra l’altro, già nel 2001, Layla provò a parlare alla polizia di quello che aveva iniziato a subire, ma all’epoca i parenti iniziarono a insultarla pesantemente, chiamandola ‘cagna’. Così lei ritirò le accuse ed entrò nel tunnel della droga e dell’alcol. Oggi Layla è mamma di quattro figli ma ha lasciato il suo primo marito e non riesce a stare neanche con l’attuale marito. Nel dicembre del 2012 c’è stato l’ultimo tentativo di aggressione da parte del padre, che le disse: “Non posso fare sesso con chiunque altro e godere, quindi voglio fare sesso con te”. Parole che la ragazza registrò sul suo telefono, consegnando poi il nastro alla polizia nel febbraio del 2013.
Cinque i casi di stupro riconosciuti dal giudice a carico del padre. Ma la stessa Layla non sa con precisione quante volte sia accaduto. E dimenticarlo sarà forse impossibile, ma ora ci deve provare.