Non accenna a diminuire l’ondata di violenze in Israele. Dopo i numerosi episodi dell’intifada dei coltelli, Hamas ha indetto il “Venerdì della collera“. Nella mattina del 16 ottobre, centinaia di palestinesi hanno risposto alla chiamata del gruppo estremista e hanno dato fuoco alla tomba di Giuseppe a Nablus, luogo venerato dagli ebrei. Lo riferisce l’esercito israeliano, aggiungendo che forze di sicurezza palestinesi sono intervenuti sul luogo per disperdere la folla e prendere il controllo del sito. Durissima la reazione del ministro Uri Ariel, esponente del Partito nazionalista focolare ebraico, e sotto attacco per la passeggiata alla Spianata delle Moschee che ha riaperto le ostilità. “Gli stessi palestinesi, mentre mentono sfrontatamente quando denunciano un cambiamento da parte nostra dello status quo del Monte del Tempio e a loro volta profanano e bruciano un luogo sacro all’ebraismo“. Dure le parole anche del presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen che ha definito l’assalto “un atto irresponsabile” e ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. Da parte del governo palestinese, si sottolinea “il rifiuto assoluto di questi atti illegali, offese alla nostra cultura, religione e morale“.
L’ ondata di violenza in Israele dura da ormai diversi giorni, a causa di quella che viene definita “l’intifada dei coltelli”, così chiamata dalle numerose aggressioni con armi da taglio registrate in diverse città del Paese. L’episodio più grave risale alla mattina di martedì 13 ottobre, quando due attentatori palestinesi sono saliti su un autobus della linea 78 ad Armon Hanatziv, Gerusalemme Est, la parte palestinese della città, sparando e accoltellando i passeggeri. I media israeliani riferiscono che i due attentatori sono stati “neutralizzati”, mentre si contano al momento diversi feriti. Quasi in contemporanea, nel quartiere di Gheula, una macchina si è lanciata sui passanti fermi in attesa del bus, uccidendo un passante e ferendone altri quattro. Il bilancio al momento è di 3 morti e 20 feriti, mentre Hamas da Gaza si “felicita per l’intifada dei coltelli“. Le dinamiche fanno pensare a un attacco coordinato, il primo per la città di Gerusalemme. Gli attentati sono però solo gli ultimi di una serie di assalti che sta insanguinando il Paese: cosa sta succedendo in Israele?
L’intifada dei coltelli
Negli ultimi giorni, sono arrivate in continuo notizie di assalti con armi da taglio, tanto che la nuova ondata di violenza è stata definita l’intifada dei coltelli per la modalità degli attacchi. Giovani, spesso giovanissimi, girano per le strade armati con coltelli, facili da nascondere, e attaccano passanti a caso, scatenando il panico. Le dinamiche fanno pensare a un cambio di rotta della protesta palestinese e a una presa di posizione ancora più netta da parte di Hamas. Lo stesso presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha chiesto di cessare le violenze, ma gli attacchi non sono finiti, arrivando anzi a quella che sembra una prima azione coordinata tra le mura di Gerusalemme.
Hamas vs Israele
Con lo scoppio delle violenze, sono aumentati anche gli attacchi israeliani nei territori palestinesi. L’11 ottobre, un ragazzino palestinese di 13 anni è stato ucciso dai proiettili di gomma usati dai soldati israeliani per disperdere una manifestazione di protesta nei pressi di Ramallah. Anche i raid nella Striscia di Gaza sono continuati, mietendo tra le ultime vittime una donna incinta. La risposta del governo di Benjamin Netanyahu è stata dura e continuerà ad esserlo ancora di più perché ad armare i ragazzini con i coltelli c’è Hamas. Lo dicono anche i servizi segreti israeliani. I vertici dello Shin Bet sono stati ascoltati dal gabinetto di sicurezza e hanno smentito le ipotesi di alcuni ministri sul coordinamento da parte di Ramallah. Dietro l’escalation di violenza c’è Hamas, il Movimento Islamico di Israele e qualche componente di Al Fatah che avrebbe preso parte agli attacchi tramite la neonata “rete per la difesa di Al-Aqsa“. Questo ultimo dettaglio è fondamentale per capire i motivi di questa ondata di violenza.
Perché è riesplosa la violenza
Dopo la guerra e le migliaia di vittime del 2014, la situazione nei territori sembrava rientrare alla normalità che normalità non è mai in quest’angolo di mondo. Tutto riesplode a settembre, quando il ministro dell’edilizia Uri Ariel e altri politici della destra israeliana si recano alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, luogo sacro per i musulmani sunniti, annunciando di voler ricostruire il Tempio degli ebrei là dove sorge la moschea di Al-Aqsa. Il gesto provocatorio ha scatenato proteste in tutto il paese e ha riacceso la tensione, mai spenta sotto le macerie, dando il pretesto ad Hamas di scatenare la violenza e al governo di Netanyahu di usare la mano pesante.
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