Dopo le denunce partite da Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa, centinaia di atlete e atleti provenienti da tutta Italia hanno trovato la forza di parlare e raccontare delle violenze psicologiche subite, degli abusi, delle pressioni a cui sono stati sottoposti da parte di allenatori e tecnici. Oggi quindi Changethegame sta cercando di mappare le varie segnalazioni, per capire se ci sono regioni italiane in cui questi fenomeni sono più diffusi.
La prima a trovare il coraggio di parlare e di dire basta agli abusi subiti durante anni di allenamenti è stata Nina Corradini. Sulla sua scia poi si sono inserite anche Anna Basta e Giulia Galtarossa, che non solo hanno confermato quello che aveva raccontato la loro compagna di squadra, ma hanno anche aggiunto altri tasselli al puzzle fatto di troppi chili persi per poter essere “magre”, di lassativi presi impropriamente per dimagrire, di offese ed umiliazioni pubbliche da parte degli allenatori. Alle loro tre voci, poi, se ne sono aggiunte ancora altre, provenienti da tutta l’Italia e da altri sport. Oggi Changethegame ha cercato di localizzare esattamente da dove queste arrivino, mappando quindi le varie segnalazioni pervenute.
Il caso delle atlete di ginnastica ritmica che ha scosso l’Italia
Ci hanno pensato le tre campionesse Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa, a rompere il muro del silenzio di quello che accadeva nella Nazionale di Ginnastica Ritmica. Muro che si era alzato nel corso di decenni, fino a diventare apparentemente troppo alto e robusto per poter anche solo pensare di scavalcarlo, figuriamoci di abbatterlo.
Dietro di esso, si erano trincerati tutti: atlete, che non hanno mai parlato per paura, oppure forse vergogna, allenatrici – sia quelle “colpevoli” di aver esercitato violenza psicologica sulle loro allieve, che quelle che hanno visto e non hanno mai parlato – tecnici. Tutti sapevano, ma nessuno ha mai parlato. Almeno fino a quando Nina Corradini, la primissima atleta che ha denunciato, non ha scritto la parola fine a questo libro, tristemente scritto tra lacrime versate, chili persi per poter apparire magrissime, al limite dell’umano e tanta sofferenza.
Alla primissima voce, quella della Corradini appunto, se ne sono aggiunte poi decine, poi centinaia, fino a formare un coro, che ha gridato e sta gridando aiuto e i cui singoli componenti hanno deciso finalmente di raccontare tutto ciò che hanno visto, sentito, subito. Di questi, alcuni hanno voluto lasciare nome e cognome, altri hanno preferito restare anonimi.
Così l’associazione ChangetheGame ha deciso di mappare le varie segnalazioni pervenute tramite mail, telefono e social, al fine di capire esattamente da dove provengono tutte gli atleti che hanno subito violenza psicologica negli anni.
La mappatura di ChangeTheGame
ChangeTheGame – Il Cavallo Rosa – è un’associazione nata proprio al fine di tutelare atlete e atleti e di proteggere loro da violenze e abusi sessuali, emotivi e fisici. Ecco che quindi non poteva di certo restare inerme davanti al caso della Nazionale di Ginnastica Ritmica e delle violenze che le Farfalle (e non solo) hanno subito.
Così l’associazione, già diversi giorni fa, aveva deciso di lanciare una petizione per chiedere giustizia per tutte le vittime. “Chiediamo giustizia nei confronti dei genitori di queste ginnaste che sono stati allontanati per non influire sulle loro prestazioni atletiche. Giustizia nei confronti di tutte le atlete del presente e del futuro, perché possano crescere in un ambiente competitivo, ma sano”: una richiesta questa che non sarebbe mai dovuta essere avanzata, perché quello che è accaduto non sarebbe mai dovuto succedere. Ma ormai il dado è tratto e tutto ciò che si può fare è cercare di fare luce dove ancora c’è oscurità e cercare di tirare le somme e curare così le ferite di tutti gli atleti ed ex atleti feriti.
Ed è proprio quello che ha fatto l’associazione con questa petizione. Quello che è emerso è stato tristemente sorprendente, a conferma che il grido di Anna Basta, Nina Corradini e Giulia Galtarossa, non è stato isolato. Anzi, è stato solo il primo di una lunga serie che proviene da tutta l’Italia.
Nel giro pochi giorni, infatti, sono arrivate centinaia e centinaia di segnalazioni, a dimostrazione che “Desio non sia un’eccezione”, come ha affermato la presidente Daniela Simonetti.
Ma da dove provengono esattamente la singole segnalazioni? Di quelle firmate, 39 fino a qualche ora fa, 18 arrivano dalla Lombardia, 5 dalla Toscana e 4 dalla Liguria. Queste però purtroppo non sono neanche la metà di quelle pervenute: ce ne sono infatti altre 78 anonime. Di queste 17 arrivano sempre dalla Lombardia, 13 dalla Toscana, 12 dal Lazio e 11 dall’Abruzzo. Ma non finisce neanche qui, perché altre 25 testimonianze arrivate attraverso i commenti sulle pagine Instagram di Anna Basta e Giulia Galtarossa.