La patata bollente di Virginia Raggi fa capolino sulla prima pagina di Libero di Vittorio Feltri che commenta ‘la vita agrodolce della Raggi’. La vicenda politica della sindaca di Roma riempie le pagine dei quotidiani interessando mezza Italia (l’altra metà è impegnata con Sanremo) e spinge direttori di giornali ed editorialisti come Feltri a scegliere opinabili titoli offensivi e sessisti per descrivere con allusioni, più o meno velate, la presunta relazione della sindaca di Roma con l’ex capo della sua segreteria politica Salvatore Romeo.
Se è vero che la prima cittadina di Roma deve difendersi da un’accusa di abuso d’ufficio per la nomina di Romeo (che a sua insaputa l’ha nominata beneficiaria di due polizze vita), è altrettanto vero che il titolo e i commenti di Vittorio Feltri su Liberoquotidiano a proposito di Virginia Raggi – Patata bollente vanno oltre la provocazione, oltre il doppio senso, oltre il sarcasmo e l’ironia. Il titolo e i commenti di Vittorio Feltri su Virginia Raggi sono semplicemente di cattivo gusto, sessisti e misogini.
Certo, le dichiarazioni un po’ acidelle dell’assessore all’urbanistica Berdini sulla presunta relazione tra Romeo e Raggi hanno in qualche modo favorito una deriva in tal senso, colta immediatamente da Feltri che ha sguazzato nel fango, ma appare evidente che nelle indagini a carico della sindaca, ancora tuttora aperte, l’accusa sta cercando gli estremi per contestare il reato di abuso di ufficio e dimostrare l’aggravante del favoreggiamento.
Nel suo intervento Feltri chiama alla memoria la legge del contrappasso (e non del trapasso, come scrive) e paragona Raggi a Berlusconi: “La Raggi ha mostrato un debole per un dipendente comunale e gli ha dato l’aumento: meglio il Cav che pagava di tasca propria”, si legge, non senza una certa perplessità, nel ragionamento del direttore di Libero, che in sostanza stigmatizza la sindaca cucendole addosso il ruolo di femme fatale capitolina, di maliarda che seduce, della donna di potere che se l’appaghi ti dà i suoi favori e ti fa star bene.
Dopo quella che si è palesata essere un’offesa triviale e gratuita all’indirizzo della sindaca di Roma, e anche a coloro che l’hanno votata, a sentirsi offesi dalle parole e dall’agire di Feltri sono stati anche molti giornalisti che quotidianamente provano a riportare nei loro resoconti, nella maniera più onesta possibile, i fatti che accadono, ma che poi rischiano di venire accomunati a gente come Feltri. Su Twitter, quindi, è stato lanciato l’hashtag #iononsonofeltri.
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