“Ho la fiducia del M5S, ho sentito Beppe Grillo“. Virginia Raggi è serena dopo il lungo interrogatorio sul caso Marra per presunto abuso d’ufficio per la nomina del fratello Renato, e nonostante il giallo delle due polizze vita di Romeo con lei come beneficiaria con causale ”relazione sentimentale”. E intanto si scopre che è stata Roberta Lombardi, convocata come testimone per il dossier fabbricato oltre un anno fa contro Marcello De Vito, la prima a parlare dell’esistenza di queste polizze.
“Non ero a conoscenza di queste polizze, mi hanno detto che è uno strumento, stiamo cercando di capire, che può essere utilizzato per fare investimenti. Io non ne ero assolutamente a conoscenza”, ha ribadito Raggi ai cronisti che l’aspettavano. La questione della polizza potrebbe peggiorare la posizione della sindaca di Roma, che giovedì alle 14 ha raggiunto una struttura esterna alla Procura, per essere interrogata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Francesco Dall’Olio. La Raggi è indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico in seguito alla nomina al vertice del dipartimento Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale e braccio destro Raffaele, arrestato per corruzione.
RAGGI: PATTEGGIAMENTO O GIUDIZIO IMMEDIATO?
Al centro dell’interrogatorio il giallo della polizza vita di Salvatore Romeo. A raccontare la questione il Fatto Quotidiano. A gennaio del 2016, Romeo, ancora semplice dipendente comunale, ha nominato la Raggi come beneficiaria della sua assicurazione sulla vita da 30 mila euro: significa che, in caso di morte di Romeo, la Raggi ha diritto a incassare la somma. Una volta salita in Campidoglio, lei lo ha promosso capo della sua segreteria. La Procura di Roma è venuta a conoscenza della polizza durante le indagini sulle nomine. Resta adesso da capire: la sindaca era al corrente o no di essere la beneficiaria? Ma soprattutto, la promozione di Romeo è stata una ricompensa? Domande a cui la sindaca è chiamata a rispondere.
Raggi: «Della polizza non sapevo nulla»
La Raggi, al termine dell’interrogatorio durato otto ore, ha giurato di non sapere nulla della polizza: «Se sapevo della polizza di cui ero beneficiaria? No, assolutamente no, l’ho appreso questa sera, sono sconvolta. Ho chiarito, ho risposto a tutte le domande. C’è molto lavoro da fare qui a Roma, dobbiamo portarlo avanti».
Raggi sulla Lombardi: «Faccia pace con il cervello»
Spuntano intanto ulteriori chat con protagonisti la Raggi, Marra e gli altri due appartenenti al cosiddetto Raggio Magico, ovvero Daniele Frongia e Salvatore Romeo. In una vecchia conversazione la sindaca attaccava l’acerrima nemica e collega di partito Roberta Lombardi: «Io a volte mi chiedo se lei faccia pace con il cervello prima di parlare».
Il dossier contro De Vito
A gettare ulteriori ombre sulla sindaca il presunto dossier che avrebbe contribuito a demolire Marcello De Vito, principale avversario della Raggi alle comunarie dei 5 Stelle, oggi presidente dell’Assemblea capitolina. La procura vuole vederci chiaro e ha aperto un fascicolo, per ora senza ipotesi di reato e indagati. Il dossier sarebbe stato stilato un anno fa, come scrive il Fatto Quotidiano, «dall’attuale sindaco di Roma, dall’assessore Daniele Frongia e dal vicepresidente dell’assemblea Enrico Stefàno per far fuori De Vito dalla competizione interna ai 5Stelle per la carica di sindaco. In pratica dalle comunarie». Dietro al dossier, definito però «fantapolitica» dal legale della sindaca Alessandro Mancori, potrebbe esserci proprio Raffaele Marra. In pratica conterrebbe accuse (poi cadute) di illeciti amministrativi rivolte a De Vito (guarda caso “sponsorizzato” dalla Lombardi) per infangarlo e sfavorirlo alle comunarie. Vinte poi dalla Raggi.
De Vito: «Senza dossier il candidato sindaco sarei stato io»
De Vito si è sfogato così al Messaggero: «Se non ci fosse stata quella carognata del finto dossier contro di me, il candidato sindaco non sarebbe stata Virginia, ma io. Quanto ha influito il dossier? Quanto ha voluto dire essere stato calunniato?». De Vito ha spiegato di aver taciuto «per il bene del M5S, perché non ho voluto fare casini in giro».
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