[didascalia fornitore=”altro”]Il virus della polio in un’elaborazione 3D di Kateryna Kon/Shutterstock.com[/didascalia]
Il virus della poliomielite è tornato. Ma per fortuna in una versione ingegnerizzata che, sotto strettissimo controllo medico, potrebbe in futuro rappresentare l’arma definitiva contro i tumori cerebrali.
Il virus che ha flagellato l’umanità fino al secolo scorso potrà domani rappresentare un cavallo di Troia nella guerra contro i più subdoli fra i tumori, quelli che colpiscono il cervello. I ricercatori della Duke University School of Medicine nella Carolina del Nord hanno creato una versione modificata del poliovirus per trattare pazienti con una forma letale di cancro al cervello: i risultati mostrano un tasso di sopravvivenza a tre e più anni del 21%, rispetto al 4% dei pazienti trattati con tradizionale chemioterapia. I pazienti affetti da glioblastoma recidivante trattati nello studio sono stati in tutto 61.
Uno degli aspetti più interessanti di questa sperimentazione è la capacità del poliovirus transgenico di uccidere direttamente le cellule cancerogene e di rilasciare antigeni tumorali. Gli antigeni sono tossine che scatenano la risposta immunitaria del corpo. “Il sistema immunitario riconosce quindi questi antigeni e può innescare un potente attacco secondario sul tumore rimanente”, ha spiegato dottor Bryan Choi del Massachusetts General Hospital e del Dipartimento di Neurochirurgia di Harvard.
E non è tutto: i ricercatori intendono adattare questa cura ai pazienti affetti da cancro della pelle e carcinoma mammario.
I ricercatori hanno scoperto che il poliovirus è in grado di legarsi ad un recettore presente nelle cellule della maggior parte dei tumori. I ricercatori hanno a questo punto ibridato il poliovirus con il rinovirus, causa del raffreddore comune, scambiando quel tratto di sequenza genetica che avrebbe altrimenti consentito al poliovirus di riprodursi e proliferare all’interno delle cellule normali. Con questa misura di sicurezza il nuovo virus non è in grado di danneggiare i neuroni e causare la polio. Il virus ibrido può invece replicarsi all’interno delle cellule tumorali, processo che rilascia tossine che distruggono le cellule stesse.
Un catetere viene impiantato direttamente all’interno del cervello del paziente. Tramite tale catetere il poliovirus ingegnerizzato viene inoculato nel tumore. L’infusione dura 6 ore e mezza, poi il catetere viene rimosso.
Alcuni pazienti sottoposti alla sperimentazione sono sopravvissuti per ben 69 mesi (quasi 6 anni). Darell Bigner, uno degli autori dello studio e patologo presso la Duke University, specifica l’importanza della sperimentazione per il trattamento delle recidive dal momento che “con la chemioterapia, una volta che i pazienti falliscono, sono resistenti e non rispondono più”. Complessivamente, il 21% dei pazienti ha un’aspettativa di vita media di tre anni dopo il trattamento, rispetto a solo il 4% dei pazienti di controllo.
Annick Desjardins, co-autore dello studio e professore di neurologia e neurochirurgia alla Duke, spiega che in futuro saranno effettuati studi per combinare gli effetti di poliovirus transgenico e chemioterapia insieme.
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