Dopo aver registrato i primi due casi nelle scorse settimane, il Ghana dichiara il primo focolaio di virus Marburg: 90 persone sotto osservazione, tra sanitari e membri della comunità.
Il Ghana dichiara il primo focolaio di virus Marburg, dopo aver individuato i due casi segnalati nelle scorse settimane. I due pazienti, deceduti alla fine di giugno, non erano collegati e non erano imparentati. L’Oms al lavoro con le autorità locali per garantire monitoraggio e sicurezza, rafforzando la sorveglianza.
Dopo aver segnalato i primi due casi nelle scorse settimane, il Ghana ha confermato e dichiarato il primo focolaio di virus Marburg.
L’annuncio è arrivato dopo aver visionato i risultati dei test sui due soggetti infetti, arrivati nello stesso ospedale nella regione meridionale Ashanti. I dati, forniti dall’Institut Pasteur di Dakar, in Senegal, hanno confermato dopo aver ricevuto i campioni dei due pazienti – entrambi morti – la presenza del virus.
Le due vittime, di 26 e 51 anni, hanno accusato sintomi come diarrea, nausea, forte mal di testa e vomito. La malattia, molto simile all’Ebola e della stessa famiglia, sia come sintomi che per infettività, verrà monitorata dalle autorità sanitarie locali in coordinamento con l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha già dato la sua disponibilità a collaborare per il contenimento della malattia e per le ulteriori indagini.
I due uomini si erano presentati come detto nello stesso ospedale, tra il 27 e il 28 giugno. Il primo focolaio dunque in Ghana, dopo che altri simili scenari si erano verificati nell’Africa occidentale, che ha messo sotto osservazione 90 persone.
Si tratta di operatori sanitari e cittadini del luogo che avrebbero potuto avere dei contatti con i due pazienti – entrambi deceduti – infetti dal virus Marburg. Allarme dunque nella regione di Ashanti, che ha in questo senso rafforzato la sorveglianza e istituito tutte le procedure per il contenimento di questo nuovo focolaio.
Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa, ha infanto informato che le autorità sanitarie si sono immediatamente adoperate per prepararsi a questa eventuale epidemia con azioni repentine di contenimento e di indagini sul campo.
L’azione deve essere immediata, secondo Moeti, il quale ha rimarcato la somiglianza con l’Ebola e l’importanza della collaborazione tra Oms e servizi locali.
Nel 2021 anche la Guinea, con un singolo caso aveva confermato il focolaio poi chiuso il 16 settembre dello stesso anno. Dei casi erano stati registrati nell’ultimo anno anche in Angola e nella Repubblica Democratica del Congo, cosi come in Kenya, in Sud Africa e in Uganda.
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