Da vittima a carnefice: una ragazza del liceo classico D’Oria, prestigioso ateneo di Genova, dopo anni passati come oggetto di bullismo da parte dei suoi coetanei ha deciso di ribaltare la situazione e diventare lei stessa quel bullo che tanto la faceva soffrire. Nella sua stanza è stato trovato di tutto, componeva in un Internet Point stampe a colori destinate ai suoi ex compagni di classe conservandole e catalogandole, in una agenda il resoconto della sua “opera” di demolizione della loro vita ed autostima.
Era diventata una ossessione: tramite Facebook postava con diversi account fasulli insulti e frasi che minavano all’autostima e alla fiducia delle sue “vittime”. La sua preferita era una ragazza in particolare, a lei ha riservato un trattamento diverso dalle altre ex compagne di classe, offendendo il suo fidanzato e lasciando il suo recapito telefonico in una chat erotica.
Tutto ha avuto inizio nel 2007, quando il padre della giovane vittima di bullismo aveva denunciato il comportamento delle compagne al preside del D’Oria, lamentandosi del fatto che venisse emarginata e costantemente umiliata. Per loro non c’era niente di male nel loro comportamento, la ritenevano una “ragazzata” e che la ragazza avrebbe potuto benissimo chiamarsene fuori smettendo di frequentarle.
Dopo anni di abusi psicologici, la giovane genovese ha iniziato a chiudersi in casa diventando una stalker professionista, tanto che in una nota del suo diario si vanta di aver distrutto una storia d’amore fra due suoi coetanei attraverso lettere anonime. La vendetta è cominciata una grossa delusione amorosa, quasi volesse negare agli altri l’affetto e la felicità che erano stati negati a lei.
La sua autostima è stata talmente distrutta nel profondo che quando la polizia ha fatto irruzione nella camera della ragazza, questa era convinta che fossero lì per aiutarla, per ascoltare quanto avesse da dire in veste di “vittima“, come se non si rendesse conto di essere passata estremamente dalla parte del torto.
Questa volta però la denuncia è stata fatta proprio dalla sua preferita, la ragazza alla quale aveva insultato il fidanzato dandogli del “frocio”: ogni martedì consegnava agli uffici della Polizia giudiziaria la posta raccolta durante la settimana, lettere anonime che parlavano di lei ma recapitate ai suoi amici di Facebook, colme di insulti volgari.
Tutti i destinatari delle lettere avevano ricevuto telefonate anonime a casa al fine di accertarsi della reale identità della persona che avrebbe poi ricevuto nella casella della posta fotomontaggi e insulti diretti alla vittima favorita della giovane genovese. I tabulati hanno poi rivelato che alcune chiamate erano partite dal numero privato di una casa dove abitano tre sorelle, una delle quali aveva 23 anni come le destinatarie delle molestie postali.
La situazione è ancora da chiarire, bisogna capire a chi attribuire la colpa maggiore e in quali termini, ma un punto comune si è raggiunto: ripagare con la stessa moneta i propri “carnefici” non porta che ad un circolo vizioso di azioni sbagliate e ripercussioni negative.
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